12 gennaio 2018

12 Gennaio 2018

Il potere di perdonare

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2,1-12)
Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao, dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la Parola.
Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Erano seduti là alcuni scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua».
Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

Il commento

Figlio, ti sono perdonati i peccati” (2,5). In queste parole non c’è solo il vertice del racconto ma il cuore della missione di Gesù. Se oggi possiamo cantare l’Alleluia a piena voce è proprio perché sappiamo che Cristo ha vinto la morte e ha spezzato definitivamente le catene del peccato. Non siamo più schiavi ma uomini liberi. L’annuncio di Gesù spiazza tutti i presenti. Tutti si aspettavano altro. Le sue parole sono pesate e giudicate severamente dagli scribi che assistono alla scena. Alla luce della dottrina, che essi conoscono bene, quelle parole sono false anzi rappresentano una plateale e inaccettabile bestemmia: “Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?” (2,7). In fondo hanno ragione, ai loro occhi quel giovane Rabbi appare come un millantatore, anzi un usurpatore. Nessun uomo può arrogarsi il diritto di perdonare. Nessuno può prendere il posto di Dio! Gli scribi non possono andare oltre. Dovrebbero riconoscere che nelle parole di Gesù risuona la parola stessa di Dio. O almeno dovrebbero dare credito a quell’uomo che la gente acclama come il Profeta di Dio. Ma essi non dicono apertamente quello che pensano, non cercano di capire, non si aprono al confronto. Le loro legittime ragioni diventano così una prigione.

Troppo facile per noi giudicare gli scribi. Domandiamoci piuttosto se crediamo davvero che Dio opera qui ed ora attraverso i segni sacramentali della Chiesa. Chiediamoci se quando ci inginocchiamo dinanzi ad un prete e confessiamo i peccati, abbiamo la certezza di diventare nuove creature capaci di amare e di perdonare. L’umanità ha bisogno di sperimentare la forza rinnovatrice del perdono che abbatte i muri dell’odio e fa incontrare i nemici. È questa la rivoluzione più urgente e necessaria. Il male non è più vinto con la forza ma con la dolcezza della carità. È questa la novità di Dio. In una storia dove il male genera contrasti e opposizioni, il perdono semina speranza. Il passato è vinto. Come se la creazione ricominciasse daccapo il suo cammino. Oggi chiediamo la grazia di sperimentare ed esercitare il potere di perdonare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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