Un reazione poco diplomatica
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 2,23-28)
In quel tempo, di sabato Gesù passava tra i campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. I farisei gli dicevano: ” Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?”. Ed egli rispose loro: ” Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!”. E diceva loro: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato”.
Il commento
“Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?” (2,24). I farisei si ritengono i depositari della Legge e sono molto scrupolosi tanto nell’osservare i precetti quanto nel denunciare le infrazioni degli altri. Tutto questo scaturisce dal sincero desiderio di custodire la santità che Dio stesso ha donato a Israele. La Legge non è un’imposizione ma il cuore e la garanzia dell’alleanza con Dio, è la fonte stessa della vita, come dice Mosè: “io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male” (Dt 30,15). Lo Shabbat ha una particolare importanza nella vita d’Israele, basta pensare che il maestoso racconto della creazione termina con l’istituzione di questa festa (Gen 2,2-3). Con il riposo settimanale il popolo credente riconosce che tutto appartiene e resta sempre sottomesso a Dio. I Vangeli attestano chiaramente che Gesù partecipa alla liturgia sinagogale ma non osserva – né insegna i discepoli a farlo – tutte quelle prescrizioni successive che, nel tentativo di definire scrupolosamente il riposo sabbatico, avevano finito per appesantire questo comandamento biblico fino a smarrire il cuore di questa esperienza religiosa. Accade così che i suoi discepoli, in giorno di sabato, passando per i campi, prendono quello che resta del raccolto, contravvenendo alle meticolose prescrizioni rabbiniche. Le loro azioni non passano inosservate, evidentemente il gruppo apostolico viene attentamente seguito dai rigidi funzionari della Legge. Di qui la controversia intentata dai farisei. In apparenza la denuncia riguarda i discepoli, in realtà è Gesù stesso sotto accusa in quanto appare come un Maestro poco scrupoloso nel raccomandare la fedeltà alle leggi di Dio. La reazione di Gesù è poco diplomatica, non solo non chiede scusa né cerca di giustificare i discepoli ma invita i suoi interlocutori a comprendere in modo radicalmente nuovo il comandamento biblico in quanto “il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (2,27). La fede non ci rende schiavi di un Dio dispotico ma figli di un Padre che vuole renderci felici.
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