17 gennaio 2018

17 Gennaio 2018

C’è sempre chi spegne la luce

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3,1-6)
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo.
Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita.
E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Il commento

I farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (3,6). Ecco i fatti: in giorno di sabato Gesù si trova nella sinagoga dove la comunità si riunisce per celebrare il Dio della vita. Lì vede un uomo che ha la mano paralizzata. Quella ferita è come una nota stonata in una bella sinfonia. Sceglie allora di liberarlo dal male. Così facendo, offre la più bella interpretazione dello Shabbat: in questo giorno, infatti, la fede d’Israele invita ogni uomo a interrompere ogni attività per contemplare, stupito e commosso, le opere che Dio ha compiuto. Ma quale opera è più cara a Dio se non la vita stessa dell’uomo? E in che modo possiamo rendere a Lui una lode perfetta se non impegnandoci a servire l’uomo e a restituire la dignità che Dio stesso gli ha dato quando lo ha creato a sua immagine? L’opera che Gesù compie quel giorno è in piena sintonia con quella di Dio, anzi rappresenta l’ideale prolungamento della creazione, l’annuncio che è giunto il tempo di ricostruire il mondo dalle fondamenta. Tutto bene? Nient’affatto! L’eclatante vittoria sul male invece di generare entusiasmo, alimenta una maggiore diffidenza e si traduce nella decisione di uccidere un personaggio scomodo come Gesù (3,6). Gesù accende la luce ma i farisei si preoccupano di spegnerla. Hanno certamente buone intenzioni, vogliono difendere la Legge di Dio. Ma come si fa a pensare che guarire un uomo in giorno di sabato possa essere un’offesa a Dio? Sono così ostinati da chiudere gli occhi sulla realtà e finiscono per trasformare anche un miracolo evidente come una nuova e definitiva conferma che quell’uomo non può essere l’inviato di Dio. Non c’è niente di più diabolico che presentare il bene come un’offesa a Dio. Non facciamoci illusioni, è una storia che si ripete anche oggi. Oggi chiediamo la grazia di non scoraggiarci nel seminare il bene, nonostante l’indifferenza, le critiche e le opposizioni. Così facendo aiuteremo anche i più timidi a vincere le paure e a diventare protagonisti della storia di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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