18 gennaio 2018

18 Gennaio 2018

Sono i fatti a parlare

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3,7-12)
In quel tempo, Gesù, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme, dall’Idumea e da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidòne, una grande folla, sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicché quanti avevano qualche male si gettavano su di lui per toccarlo. Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di non svelare chi egli fosse.

Il commento

Gesù, intanto, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta folla…” (3,7). Dopo le controversie, culminate nei fatti accaduti nella sinagoga, Gesù si allontana da Cafarnao. Si dirige verso il lago, ha bisogno di respirare aria pura, lontano dai veleni delle polemiche. Non fugge, cammina oltre. Non si nasconde ma costringe la folla a seguirlo. Chi cerca Gesù deve mettersi in cammino. La scena che descrive l’evangelista (3,7-8) ci fa pensare ad una fiumana di gente che viene da ogni parte. È molto interessante la motivazione: “ascoltando quello che faceva” (3,8). In genere l’ascolto è legato alle parole, gli occhi invece si concentrano sui fatti. In questo caso, sono i fatti a parlare. Verba volant, facta manent. Gesù trasforma i fatti in parole che, in pochissimo tempo, raggiungono tutto il territorio della Giudea e della Galilea, e anche oltre, nelle ragioni pagane. Questa pagina evangelica consegna un invito sempre attuale: se la parola di Dio non genera fatti, rimane inefficace, un insieme di valori che non si fa carne ma resta sulla carta.

Il brano di Marco contiene un dettaglio interessante. La gente accorre perché vuole essere guarita. Non cerca una parola spirituale ma vuole sperimentare di persona la forza di Dio che cambia la condizione umana. Si tratta di una ricerca carica di ambiguità. E tuttavia, Gesù non scappa, non si sottrae, non rimprovera la folla neppure quando si sente accerchiato. Si limita ad cercare una piccola barca per continuare a svolgere il suo ministero. Il Vangelo dice che chiede ai discepoli di tener pronta una barca (3,9). Troviamo qui un verbo [proskartereô] che significa anche perseverareessere sempre pronti. Mi pare una saggia raccomandazione: ci sono situazioni, nella vita personale come nella storia collettiva, in cui la missione pesa, non ci sentiamo all’altezza, le attese della gente appaiono sproporzionate rispetto alle nostre capacità. In questi momenti, non dobbiamo fuggire ma restare al nostro posto e fare tutta la nostra parte. È la grazia che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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