29 gennaio 2018

29 Gennaio 2018

Come uno straniero

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 5,1-20)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare, nel paese dei Gerasèni. Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro.
Costui aveva la sua dimora fra le tombe e nessuno riusciva a tenerlo legato, neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva spezzato le catene e spaccato i ceppi, e nessuno riusciva più a domarlo. Continuamente, notte e giorno, fra le tombe e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre.
Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi e, urlando a gran voce, disse: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito impuro, da quest’uomo!». E gli domandò: «Qual è il tuo nome?». «Il mio nome è Legione – gli rispose – perché siamo in molti». E lo scongiurava con insistenza perché non li cacciasse fuori dal paese.
C’era là, sul monte, una numerosa mandria di porci al pascolo. E lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti impuri, dopo essere usciti, entrarono nei porci e la mandria si precipitò giù dalla rupe nel mare; erano circa duemila e affogarono nel mare.
I loro mandriani allora fuggirono, portarono la notizia nella città e nelle campagne e la gente venne a vedere che cosa fosse accaduto. Giunsero da Gesù, videro l’indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che avevano visto, spiegarono loro che cosa era accaduto all’indemoniato e il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio.
Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo supplicava di poter restare con lui. Non glielo permise, ma gli disse: «Va’ nella tua casa, dai tuoi, annuncia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ha avuto per te». Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli quello che Gesù aveva fatto per lui e tutti erano meravigliati.

Il commento

Sceso dalla barca, subito dai sepolcri gli venne incontro un uomo posseduto da uno spirito impuro” (5,2). La scena drammatica avviene nella regione dei Gerasèni, una zona che non è stato ancora raggiunta dalla parola dei profeti. Quando scende dalla barca, Gesù non trova una folla che lo attende e lo accoglie, l’unico che gli va incontro è … un indemoniato. Non c’è nessuno desideroso di ascoltare la parola, ma un indemoniato che ha paura di quella parola: “Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!” (5,7). Una bella accoglienza! Gesù arriva da straniero e se ne va come uno straniero indesiderato, come leggiamo nei versetti conclusivi. Gli abitanti del luogo, infatti, “si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio” (5,17). Quella gente aveva visto i segni della sua potenza salvifica, aveva visto l’indemoniato guarito dal male che lo abbrutiva e lo costringeva a vivere da emarginato. Tutto questo non basta. Anzi, è poca cosa dinanzi al danno economico che deriva dalla perdita di un’intera mandria di porci (5,13). Gli affari sono affari. In nome del profitto, Gesù viene dichiarato persona non gradita e, per questo, viene espulso dal territorio. Non è un elemento secondario. La sorte di Gesù è quella della Chiesa. In questo caso non incontriamo una plateale ostilità né la persecuzione ma un muro fatto di paura e di indifferenza. Non è quello che accade oggi? La società pensa di non aver bisogno affatto del cristianesimo, anzi vi sono quelli che lo ritengono dannoso e fanno di tutto per emarginare la sua presenza e anestetizzare la sua influenza sociale.

È solo un dettaglio di questo racconto, un frammento della missione di Gesù. Ma non dobbiamo trascurarlo perché è una scena che tante volte si ripete nella storia. Meglio non farsi illusioni, i cristiano non sono cavalieri vittoriosi e non incontrano folle plaudenti. E tuttavia, non rinunciamo perché andare nel nome di Gesù significa seminare una parola che dona gioia e speranza. Se riuscissimo a liberare anche un solo uomo dal male, siamo sicuri di non aver sciupato la vita.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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