15 febbraio 2018

15 Febbraio 2018

Il segno distintivo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 9,22-25)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».

Il commento

Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (9,23). Il Vangelo ci pone subito davanti alla croce: non è un incidente di percorso ma la via che segna l’esperienza della sequela. Gesù annuncia ai discepoli che il destino sofferente che lo attende coinvolge anche loro. Chi vuole stare con Lui, chi vuole godere della sua amicizia deve mettere in conto di essere, come Lui, rifiutato e umiliato. San Massimo il Confessore ricorda che la croce è “il segno distintivo del potere del nostro Signore Gesù Cristo”. La sofferenza è un mistero e uno scandalo per l’uomo. Per questo Dio ha scelto di condividere il dolore del mondo, porta nella sua carne la sofferenza che accompagna la storia dell’umanità. “Cristo non ci aiuta in virtù della sua onnipotenza ma della sua sofferenza” (D. Bonhoeffer). Non c’è un’autentica esperienza di fede se non siamo disposti a portare la croce del Signore. Scrive Benedetto XVI: “Prendere la croce significa impegnarsi per sconfiggere il peccato che intralcia il cammino verso Dio, accogliere quotidianamente la volontà del Signore, accrescere la fede soprattutto dinanzi ai problemi, alle difficoltà, alla sofferenza. Anche nell’epoca attuale molti sono i cristiani nel mondo che, animati dall’amore per Dio, assumono ogni giorno la croce, sia quella delle prove quotidiane, sia quella procurata dalla barbarie umana, che talvolta richiede il coraggio dell’estremo sacrificio. Il Signore doni a ciascuno di noi di riporre sempre la nostra solida speranza in Lui, certi che, seguendolo portando la nostra croce, giungeremo con Lui alla luce della Risurrezione” (Udienza generale, 20 giugno 2010).

“Santa Madre deh voi fate che le piaghe del Signore siano impresse nel mio cuore”. È una preghiera antica e troppo facilmente dimenticata. Possiamo usare altre parole ma non cambiare la sostanza del cristianesimo che queste parole antiche riassumono con grande chiarezza: partecipare alla passione di Gesù significa chiedere di portare impresse nel cuore le sue dolorose e gloriose piaghe.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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