20 febbraio 2018

20 Febbraio 2018

La segreta ragione

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6,7-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate.
Voi dunque pregate così:
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione,
ma liberaci dal male.
Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».

Il commento

Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli” (6,9). La pagina evangelica non solo ci conduce nel cuore del discorso della montagna, quello in cui l’evangelista Matteo raccoglie l’insegnamento fondamentale di Gesù, ma ci consegna la parola centrale della fede, quella che sostiene tutta la casa. La proposta evangelica presenta la relazione fraterna come un bene essenziale da custodire e coltivare. Ma tutto questo è possibile solo e nella misura in cui riconosciamo che Dio è nostro Padre e impariamo a vivere sotto il suo sguardo. È questa la ragione segreta che motiva e sostiene il cammino dei credenti e dona loro il coraggio di amare il prossimo, anche quello non amabile. Gesù insegna ai discepoli a rivolgersi a Dio chiamandolo Padre. È questa la prima e più grande rivoluzione del cristianesimo. Il primo biografo di san Francesco racconta che quando il Poverello pronunciava il nome di Gesù, le sue labbra si insaporivano, la sua voce assumeva una particolare dolcezza. La stessa cosa accade a Gesù quando parla del Padre: il termine “Abbà” aveva un suono speciale e permetteva ai discepoli di intravedere il legame di straordinaria intimità che legava il loro Maestro con il Dio misterioso che abita i Cieli.

Quando preghiamo non abbiamo bisogno di dire molte parole perché il Signore conosce le nostre necessità e si preoccupa di darci tutto ciò che è essenziale. Questo non significa che Egli donerà tutto ciò che noi chiediamo. Dio non è obbligato a darci il superfluo né ad esaudire ogni nostra richiesta. Possiamo e dobbiamo presentare a Dio le nostre necessità ma prima di tutto dobbiamo chiedere a Dio di purificare il cuore perché impariamo ad accogliere la sua volontà, anche se tante volte contrasta con le nostre attese. Quando pensa ai quattro figli morti in tenera età, santa Zelia scrive: “Dio è il Padrone e non aveva da chiedermi il permesso” (LF 65, 5 maggio 1871). Non è rassegnazione ma fiducia. Ella si fida di Dio e sa che tutti i sentieri che Lui dispone conducono alla gioia. Oggi chiediamo la stessa fede.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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