23 febbraio 2018

23 Febbraio 2018

Dio basta e avanza

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: Stupido, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: Pazzo, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Il commento

Chiunque si adira con il proprio fratello sarà sottoposto al giudizio” (5, 22). Dare spazio alla collera è sempre sbagliato. Anche se la rabbia non si traduce nei gesti o nelle parole. Gesù non lascia scampo, non offre alcuna via di fuga a coloro che cercano e trovano sempre motivi per giustificare i propri errori. Egli invita a spezzare i sentimenti malvagi fin dal loro prima apparire. Tante volte all’origine di certe parole o giudizi offensivi c’è l’ira. È come una radice nascosta che inquina il nostro sguardo, come un virus addormentato che all’improvviso genera quelle parole che feriscono gli altri. San Giovanni Crisostomo scrive: “Non c’è nulla di più insopportabile dell’ira e dell’arroganza”. E aggiunge: “Se la persona potesse contemplarsi nel momento dell’ira, non avrebbe bisogno di altra esortazione”.

Perché conserviamo rancore nei confronti degli altri? A che serve, a chi serve? Perché non ci impegniamo a stare in pace con tutti? Attenti a non misurare la vita con quello che fanno gli altri, troveremo sempre giustificazioni plausibili per non compiere i passi della carità. Il Signore ci chiede di misurarci costantemente con il Vangelo. Questa Parola, che deve gradualmente diventare l’unico criterio di vita, chiede di stare in pace con tutti e di costruire relazioni fondate sulla comunione e sulla collaborazione. Questo impegno non deve essere intaccato se gli altri non si comportano allo stesso modo. L’agire degli altri, anche di quelli che sono più vicini e più legati a noi, non deve condizionare né cambiare il nostro stile di vita. Chi ha sperimentato la grazia di Dio, chi si sente amato da Dio, non chiede altro se non di amare il suo prossimo come ha fatto Gesù. Se Dio ha riempito di pace il nostro cuore, non abbiamo bisogno di altro. L’amore di Dio basta e avanza. Ogni giorno dovremmo ripetere le parole di quest’antifona: “Al mattino ci sazia il tuo amore, Signore nostro Dio”. Per vivere così dobbiamo restare aggrappati a Dio solo. È una grazia che oggi chiediamo nuovamente con una più sincera umiltà.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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