24 febbraio 2018

24 Febbraio 2018

Prendere o lasciare

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,43-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Il commento

Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori” (5, 44). È l’ultimo passo di una catechesi che ridisegna in modo radicalmente nuovo, i criteri che presiedono la relazione fraterna. Oggi affrontiamo l’ultimo gradino, quello che ci porta sulla cima della carità. Questo passaggio non è solo quello più ripido ma è anche quello che facciamo più fatica a comprendere. È già difficile seguire Gesù quando chiede di non giudicare il prossimo, ancora più difficile quando chiede di non reagire al male. Facciamo fatica e restiamo perplessi quando leggiamo nel Vangelo l’invito a perdonare sempre e comunque. Il Vangelo che oggi proponiamo presenta un orizzonte ancora più impegnativo che, ammettiamolo francamente, va oltre ogni nostra ragionevole attesa. L’invito ad amare i nemici contrasta con quella dimensione più istintiva di noi stessi che spesso si ammanta di buone ragioni. Come possiamo amare i nemici se tante volte sperimentiamo la fatica di amare gli amici?

È bene ricordare che questa parola non si presenta come una generica esortazione ma un preciso comando. Gesù non offre consigli ma parla con l’autorità di un maestro esigente. Non si limita a dire: cercate di …fate quel che potete. Niente di tutto questo.  La parola giunge a noi come un comando non soggetto a condizioni, della serie: prendere o lasciare. La parola del Vangelo è affascinante ma anche difficile, talvolta appare impossibile. Non possiamo discuterla né tanto meno adattarla alle nostre esigenze come un vestito da indossare. C’è un rischio da evitare: accogliere questa esortazione con tutto il rispetto che dobbiamo alla parola di Dio e poi … custodirla nel cassetto dei sogni. L’unica cosa che possiamo e dobbiamo fare è chiedere al buon Dio la grazia di accoglierle le sue provocazioni e di incamminarci nella via dell’amore fraterno sotto la guida dello Spirito e della Chiesa che egli ha posto come guida dell’umanità. Impariamo ad avere uno sguardo di benevolenza verso tutti, ricordando che per tutti e ciascuno Cristo ha versato il suo Sangue prezioso.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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