5 marzo 2018

5 Marzo 2018

Fino in fondo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 4, 24-30)
In quel tempo, Gesù [cominciò a dire nella sinagoga a Nàzaret]: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidóne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo, ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costrita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

Il commento

Venne a Nàzaret, dove era cresciuto” (4,16). Nel terzo Vangelo la predicazione comincia o trova a Nazaret una delle prime tappe della missione. La parola di Gesù non fece breccia, non solo lascia perplessi i suoi concittadini ma suscita un movimento oppositivo e violento. Il racconto è avvolto di tristezza, a tratti anche drammatico ma la conclusione è bellissima: “Egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino [eporeúeto]” (4,30). In greco abbiamo l’imperfetto, potremmo tradurre: “camminava”. Come se niente fosse successo. Il verbo sottolinea la continuità di un’azione già cominciata. L’evangelista offre l’immagine di una persona che continua il suo cammino con invidiabile pazienza, senza rivendicare nulla e senza chiedere conto del trattamento ricevuto. Gesù non è certo indifferente, l’accoglienza fredda e ostile lo rattrista non poco. Ma non cambia i suoi progetti perché il suo cuore è tutto rivolto al Padre: ha ricevuto una missione e vuole compierla fino in fondo. La sua fedeltà non dipende da quel che accade e non si misura con l’accoglienza che riceve. Quest’immagine contiene una significativa provocazione. Noi, infatti, corriamo il rischio di lasciarci spesso condizionare dagli eventi esterni o dalle emozioni interiori. Nella vita ci sono situazioni e persone che possono favorire, rallentare o addirittura impedire il nostro cammino. Oggi vogliamo chiedere la grazia della fedeltà: non importa quel che accade, non importa se incontriamo ostacoli e opposizioni, dobbiamo custodire la missione che Dio ci ha affidato. Possiamo cambiare strategia, se necessario, ma non la strada. Una volta ho pregato così:

Signore Gesù, ci sono tanti e buoni motivi per tirarmi indietro, tante volte non mi sento capace di corrispondere alla missione che mi hai affidato. Mi pare di deludere Te e i fratelli. Ma c’è un solo motivo per continuareSei Tu. Donami perciò l’umiltà per restare al mio posto senza la pretesa di vedere i frutti ma con il desiderio di fare ciò che piace a Te.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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