15 marzo 2018

15 Marzo 2018

Complici dell’incredulità

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 5,31-47)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».

Il commento

Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me” (5,39). Le parole di Gesù sono fin toppo chiare, egli si presenta come il Figlio che conosce Dio perché vive in piena comunione con Lui. I Giudei allora gli chiedono di dare una prova di quello che dice, qualcosa o qualcuno che confermi la sua pretesa di parlare in nome di Dio. Gesù accetta la sfida ed enumera i testimoni a suo favore: Giovanni Battista (5,31-35), le opere che egli compie (5,36) e le Scritture, quelle stesse pagine che essi leggono senza capire (5,37-39). Le parole di Gesù sono una provocazione anche per noi: quante testimonianze abbiamo ricevuto? Quanti segni e quante parole Dio ha seminato nella nostra vita? Quante volte ha acceso la luce? Quello che abbiamo ricevuto è più che sufficiente per farci stare nella gioia e per farci vivere la fede con grande generosità. E invece … abbiamo paura di scommettere la vita sul Vangelo con quella passione che nasce dalla certezza di aver incontrato Colui che dà la vita. Riconosciamo Gesù come il Signore e tante volte ci troviamo attorno alla mensa eucaristica ma la nostra vita non sempre diventa annuncio e testimonianza di quel Dio che intende vestire di gioia l’esistenza dell’uomo. Tutto questo accade per diversi motivi: in primo luogo perché non abbiamo abbastanza fiducia in Dio. Chi insegue i suoi progetti non si accorge neppure dei segni che Dio scrive nella storia. Chi vuole misurare tutto con la ragione finisce per lasciare Dio fuori della porta di casa. Dobbiamo dirlo con chiarezza: chi non ha il coraggio di testimoniare la fede alimenta il clima di scetticismo, diventa complice dell’incredulità.

Oggi chiediamo la grazia di coltivare una maggiore rettitudine non solo per riconoscere i molteplici testimoni della fede che Dio semina con abbondanza ma anche per fare della nostra vita un segno luminoso di quella storia che Dio scrive lungo i secoli. “Non stanchiamoci di fare il bene”, scrive l’apostolo, con la certezza che ogni nostro permette alla luce di Dio di risplendere con maggiore intensità..



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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