17 marzo 2018

17 Marzo 2018

L’insulto più atroce

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 7,40-53)
In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!». Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.

Il commento

All’udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: “Costui è davvero il profeta!” (7,40). Il brano evangelico è attraversato da una domanda, quella decisiva: Chi è Gesù? È Lui il protagonista ma attorno a Lui si muovono tanti personaggi. La prima scena chiama in causa la folla. Tutti rimangono colpiti da Gesù e sono chiamati a prendere posizione, nessuno può tirarsi indietro e chiudersi nel guscio dell’indifferenza. Nella folla emergono opinioni contrastanti: alcuni vedono in lui un profeta (7,40), altri non temono di affermare che è proprio lui il Cristo, il Messia atteso. Ma altri rifiutano questa idea perché ricordano che la Scrittura parla dell’origine davidica del Messia (7,41). Commenta l’evangelista: “Tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui” (7,43). È naturale che sia così; Gesù è una persona straordinaria che affascina e scuote; ma nello stesso tempo è così diverso dal nostro orizzonte culturale da risultare in qualche modo troppo distante e incomprensibile. È inevitabile però confrontarsi con lui. Alcuni si aprono alla fede, riconoscendo nelle sue parole il soffio di Dio, altri s’interrogano, altri rifiutano. Una cosa è certa: non possiamo essere indifferenti, chiusi nel nostro mondo, senza neppure lasciarci provocare dalle parole e dai segni che Dio semina nella nostra vita. L’indifferenza è un male, il più insidioso ed è quasi sempre il frutto avvelenato della sazietà. Chi percepisce il vuoto, cerca risposte. Chi sente l’inquietudine, vuole certezze. Chi invece pensa di sapere abbastanza o ritiene di avere già tutto quello che serve per godersi la vita, chi non spera più niente, non si lascia interrogare dagli eventi.

L’umanità ha bisogno di Gesù. Non possiamo dare pietre a chi chiede il pane (Lc 11,11). Non possiamo dare languidi valori a chi chiede di sapere se la vita ha un senso. L’umanità non può più attendere: è in gioco il suo destino. Se vogliamo far risplendere la luce, dobbiamo annunciare il Vangelo, dobbiamo rimettere l’uomo di fronte a Cristo. L’insulto più atroce verso Cristo non è la bestemmia ma l’indifferenza (Giovanni Testori).



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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