24 marzo 2018

24 Marzo 2018

Paura delle opere

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 11,45-56)
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

Il commento

Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui” (11,45). Questo brano presenta la premessa e la cornice storica e teologica della passione. L’evangelista vede nella resurrezione di Lazzaro l’evento decisivo che determina la condanna da parte del sinedrio. Emerge una legge che purtroppo troverà tante volte conferma nella storia: gli stessi segni che suscitano entusiasmo nel popolo, accrescono il contrasto con le autorità religiose. I Giudei hanno paura delle opere, guardano con preoccupazione i segni compiuti da Gesù. Non le parole ma le opere. Vi sono parole che addormentano e opere che svegliano, parole che non lasciano traccia e opere che fanno riflettere. Le opere fatte in nome di Dio e per la gloria di Dio hanno una straordinaria eloquenza. Di queste ha paura il maligno e si accanisce contro coloro che le compiono, cercando di creare ogni tipo di ostacoli. A volte vi riesce. È bene saperlo: se facciamo il bene incontreremo difficoltà; e se lo facciamo bene troveremo molti e grandi ostacoli.

La motivazione della condanna è di natura politica: “Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui, e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione” (11,48). In effetti le autorità religiose avevano raggiunto un placido compromesso con quelle romane e cercavano di evitare rivolte popolari. Ma forse vi erano anche motivazioni più specificamente religiose in quanto la parola di Gesù si distaccava in diversi punti dalla tradizione e dall’interpretazione rabbinica più comune. Una condanna non si decide mai a cuor leggero. L’incertezza dei sinedriti viene superata dal sommo sacerdote Caifa il quale, con una buona dose di cinismo, afferma che è meglio che uno solo muoia per tutti piuttosto che tutti periscano a causa di uno solo (11,50). A suo parere la difesa della stabilità religiosa e politica chiede di soffocare la voce scomoda di quell’uomo. È un alibi a cui sempre si ricorre quando mancano altri e migliori argomenti. Con la scusa di salvaguardare il bene comune ci chiudiamo alla verità. Oggi chiediamo la grazia di restare fedeli. Costi quel che costi.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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