Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

8 aprile 2018

8 Aprile 2018

Non diventare incredulo

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Il commento

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso” (20,26). Nella scena evangelica c’è un particolare che sfugge ad una rapida lettura. Gesù si offre allo sguardo indagatore del discepolo ma il suo invito si conclude con una decisa provocazione: “non essere incredulo, ma credente!” (20,27). Nel testo greco troviamo il verbo ghínomai che può essere tradotto anche con accadere oppure diventare. Potremmo perciò tradurre: “non diventare incredulo, resta credente”. Gesù invita Tommaso a conservare la fede, a non allontanarsi dall’esperienza che ha vissuto fino a quel momento ed ha condiviso con gli altri apostoli. Non sappiamo se il discepolo mette la mano nel fianco, come appare nel bellissimo quadro del Caravaggio. Il Vangelo si limita a dire che Tommaso proclama la sua fede: “Mio Signore e mio Dio” (20,28). Una formula limpida e senza ombre, quella che più di ogni altra esprime l’identità divina di Gesù.

L’esperienza di Tommaso è una salutare provocazione per noi. Molti credenti oggi si dichiarano in ricerca, affermano di non avere certezze, coltivano il dubbio, sono pronti a rimettere tutto in discussione. Quando parliamo di cose della terra, inevitabilmente opinabili, forse è giusto che sia così. Anche se occorre dire che senza certezze non si vive, o almeno non si fa della vita un’avventura, non si fanno progetti di lunga durata, si tira a campare, si rimane nel limbo delle buone intenzioni. Se l’amore non è una certezza è difficile pensare al patto nuziale. Troppo impegnativo. Meglio la convivenza. Se non sono sicuro che fare il bene è sempre … bene, perché dovrei impegnarmi al servizio del prossimo. Se non so cosa succederà dopo la morte …  Se l’incertezza avvolge anche la fede, allora tutto diventa ancora più difficile. Ad esempio, se viene a mancare la certezza della presenza di Dio, tutto rimane avvolto nella nebbia; se non sono più sicuro che la Chiesa sia la casa di Dio, di chi posso fidarmi? Se il dubbio investe ogni cosa, tutto diventa relativo, anche le scelte più significative. Il cuore dell’uomo cerca altro. Oggi chiediamo la grazia di accogliere umilmente la fede che la Chiesa annuncia.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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