Vita Il coraggio della speranza negli occhi di un bambino… Autore articolo Di Punto Famiglia Data dell'articolo 17 Aprile 2018 Nessun commento su Il coraggio della speranza negli occhi di un bambino… di Paola Bonzi Al Centro di Aiuto alla Vita della Mangiagalli di Milano ogni giorno riserva una sorpresa nuova e imprevedibile. Come sempre sono lì che aspetto ed ecco qualcuno bussa, una famiglia si fa avanti per chiedere aiuto e, come per incanto, le nubi si diradano e la speranza torna a brillare. È una giornata greve, sembra tutto grigio anche là dove sappiamo esserci i colori. Come sempre sono nella mia stanza al Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli e aspetto. Chi arriverà oggi? Questa è la sorpresa che ogni giorno mi riserva; infatti le persone che vogliono da noi ascolto e aiuto possono arrivare anche senza appuntamento. Ecco così, un bussare piuttosto lieve, quasi timido e forse anche un po’ timoroso. Al mio “avanti” compaiono Anna e Marco con il loro bimbo di tre anni e mezzo. Mi presento e così anche loro, ma la loro presentazione è breve e consiste nella frase: “Abbiamo tanto bisogno”. Luca, il loro bambino, entra incuriosito; credo che stia pensando che cosa significhi la stanza in cui è arrivato: non è una stanza di ospedale, ma non è neanche la stanza in cui vive con i suoi genitori. “Accomodatevi, vi prego! Conosciamoci meglio”, dico loro e Anna e Marco iniziano così la loro storia: “Siamo quasi disperati! Io – dice Marco – ho perso il lavoro, la piccola azienda dove lavoravo ha chiuso i battenti. Non riesco a trovare nient’altro. L’unica persona che provvede a noi tutti è Anna”. “Sì – soggiunge Anna – lavoro il fine settimana come badante e guadagno 400 euro al mese. Per la stanza in cui viviamo, però, ne paghiamo 500 e poi dobbiamo vivere”. Il grigiore è sempre più intenso e questa patina avvolge il mio cuore e la mia mente. Anna è incinta e a breve perderà anche questo lavoro. Credo che il mio viso sia la personificazione dello stupore. Continuo a chiedermi che cosa posso fare. Mi spiegano che quando Marco lavorava erano riusciti a mettere da parte qualche risparmio (ora sono rimasti con 900 euro) e a questo gruzzoletto attingono ogni mese per poter pagare l’affitto. Vanno a mangiare al “Pane Quotidiano” e a me si stringe lo stomaco al pensiero che Luca possa essere nutrito solo per la generosità di questi volontari. Cerco di proporre loro qualche aiuto, le solite cose: un piccolo sussidio mensile, la borsa della spesa, il guardaroba e le attrezzature per il piccolo bimbo che nascerà, compresi i pannolini fino al primo compleanno. Mentre scrivo il progetto, Luca è irrequieto e lo portiamo di là a giocare. Gabriella, la nostra volontaria, gli porge un pupazzo con cui si mette a giocare contento. “Ecco Anna, spero di aver scritto tutto nel mio progetto per lei”, le dico e per esserne sicuri lo rileggiamo insieme. Con gli occhi umidi mi ringrazia mentre io mi scuso di poterle offrire così poco. Andiamo insieme a recuperare Luca che tiene stretto il pupazzo di Re Leone. “Andiamo Luca, abbiamo finito”. Immediatamente, il bimbo obbediente si lascia infilare la giacchina e contemporaneamente rimette a posto Re Leone. “Tienilo, è tuo!”, gli dico. Luca però non lo vuole riprendere: “Non è mio, non posso portarlo via”. Insisto un po’ mentre mi viene un gran magone: questo bambino non ha idea di che cosa vuol dire regalo, forse non ne ha mai ricevuto uno. Mi inginocchio accanto a lui lo stringo forte insieme al pupazzo. “Luca, è proprio tuo. – gli dico – È un regalo e vedrai che ce ne saranno ancora”. Finalmente convinto mi guarda e un piccolo sorriso gli spunta sulla bocca insieme a due lacrimoni che gli rigano le guance. La vita è piena di sorprese a volte anche molto belle. Dopo quest’incontro che mi ha profondamente segnato, telefono a Emanuela, una delle amiche che spesso mi aiutano. Racconto a fatica questa storia e lei immediatamente mi consola: “Ho ricevuto un rimborso che non mi aspettavo. Sono 8.000 euro e faccio immediatamente un bonifico per questa famigliola”. So dire solo grazie, le altre parole non mi vengono, ma non servono. Ora mi sento quasi felice. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE ANNUNCIO ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: Croce e Resurrezione: lasciamoci amare da Dio proprio quando soffriamo! La risurrezione è necessaria. Pensaci, quando fai gli auguri di Buona Pasqua È possibile una “corte continua” nel matrimonio? Ne parlano Antonio e Luisa De Rosa “Mio figlio, oggi, è più vivo di prima”: così la mamma del beato Carlo Acutis La Croce annuncia che solo l’amore vince Nei frammenti della storia. Don Mario Vassalluzzo, giornalista e comunicatore San Paolo vuole che la donna sia “sottomessa”? Riflettendo sulla Lettera agli Efesini “Il mio bambino è la cosa più vicina al Cielo che io abbia mai visto” Maternità surrogata: a Roma una Conferenza Internazionale per l’abolizione universale “L’ecologia dell’amore”: intervista sul libro di Antonio e Luisa De Rosa (prima parte)