Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

26 aprile 2018

26 Aprile 2018

Ti faccio vedere io

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13,16-20)
[Dopo che ebbe lavato i piedi ai discepoli, Gesù] disse loro: «In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica. Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma deve compiersi la Scrittura: Colui che mangia il mio pane ha alzato contro di me il suo calcagno. Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono. In verità, in verità io vi dico: chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato».

Il commento

Sapendo [oídate] queste cose, sarete beati se le metterete in pratica” (13,17). Il racconto della lavanda dei piedi termina con una vigorosa esortazione a fare quello che hanno visto. Il verbo greco deriva da una radice [oída] che significa sia vedere che conoscere. Dio si è fatto vedere. E solo vedendolo abbiamo capito. Quando Gesù incontra i primi discepoli, non presenta loro un programma, si limita a dire: “Venite e vedrete” (Gv 1,38). Potemmo anche tradurre: “Venite e comprenderete”. Il sapere nasce dunque dal vedere. I pedagogisti sanno bene che il processo cognitivo non passa solo attraverso i canali dell’intelletto ma si nutre anche dell’esperienza diretta. Nella pagina evangelica in pochi versetti (13, 12-17) il verbo poiēō ritorna quattro volte: nei primi due casi si riferisce al comportamento di Gesù (13, 12 e 15); negli altri due al modo di agire che devono assumere i discepoli (13, 15 e 17). Si passa da “ciò che ho fatto io” al “fate anche voi”, una sorta di trasferimento dal Maestro ai discepoli. Il Signore apre una via sulla quale deve incamminarsi la sua Chiesa e lega strettamente la sequela alla rigorosa fedeltà all’esempio che egli ha dato. Non dobbiamo cercare vie nuove ma solo forme nuove per tradurre storicamente la testimonianza di Gesù, parole e gesti. La comunità ecclesiale sarà tanto più originale quanto più resterà legata all’origine. Lo Spirito ha il compito di ricordare ai credenti tutto ciò che Gesù ci ha detto (Gv 14,26). Il verbo poiēō nella Scrittura ha un significato molto ampio (fare, produrre, causare, compiere, determinare, lavorare, ecc.), in ogni caso fa riferimento alla concretezza dell’agire. Il Vangelo non può diventare un insieme di buone intenzioni, non può limitarsi a raccogliere sentimenti e desideri, deve invece suscitare un sincero ed effettivo impegno per tradurre nella realtà quanto abbiamo avuto modo di contemplare. Ti faccio vedere io è un’espressione che alcuni usano in modo minaccioso. Per noi invece rappresenta un invito a dire la fede attraverso gesti che sono più eloquenti delle parole.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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