Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

29 aprile 2018

29 Aprile 2018

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di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

Il commento

Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto” (15,5). Chi non desidera portare frutto. In fondo, è questo l’anelito che accompagna ogni vita e tutta la vita, è il desiderio che dimora in ogni cuore. La fecondità appartiene alla natura umana, è come un imperativo che orienta i nostri passi. È una dimensione così essenziale che a volte può generare dei desideri sbagliati, per esempio può generare ambizioni o pretese oppure ci fa inseguire illusioni. Ma tutto nasce dall’ingenuo desiderio di portare frutto, nessuno vuole che la sua vita sia sterile e nessuno si rassegna a vedersi inutile. Se questo avviene – e purtroppo accede – è la più grande disgrazia. Gesù conosce il cuore umano e sa che il desiderio di fecondità non si può realizzare pienamente senza di Lui. Per questo invita a i discepoli a “rimanere” in Lui. non chiede soltanto di stare con Lui o di restare attaccati a Lui. Il verbo rimanere indica una profonda comunione di vita. Il Vangelo avverte che senza Gesù non possiamo far nulla, siamo come dei tralci staccati dalla vite, buoni solo per essere bruciati (15, 5-6).

Questa Parola contesta in modo chiaro e forte tutte le velleità umane. In ciascuno di noi è presente il desiderio di scrivere pagine che danno un volto nuovo alla storia. Ma come possiamo cambiare le cose, da dove partire? Non siamo in grado di eliminare guerre, ingiustizie, povertà, fame, miseria. Quanti giovani, pur sinceramente desiderosi di fare cose belle, si ritrovano dopo pochi anni demotivati e senza forze? Abbandonano i panni dei combattenti e vestono quelli degli spettatori. Abbiamo bisogno di Cristo e della sua Parola che contesta continuamente i nostri sogni e ci stimola a spezzare ogni forma di individualismo e di ripiegamento narcisistico. Chi è ben radicato in Cristo lotta fino alla fine per dare senso e dignità alla vita dell’uomo. Proprio come hanno fatto Tom e Kate, i genitori di Alfie. “Che la tua vita non sia sterile. Sii utile. Lascia traccia. Illumina con la fiamma della tua fede e del tuo amore” (Josemaria Escrivà). Ed è quello che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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