Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

1 maggio 2018

1 Maggio 2018

La liturgia del lavoro

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Mt 13,54-58)
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Il commento

Non è costui il figlio del falegname?” (13,55). La memoria liturgica invita a venerare e invocare san Giuseppe come “lavoratore”. Un titolo umile e nobile. Il riferimento evangelico a Giuseppe è solo un brevissimo accenno eppure apre una finestra sulla vita ordinaria della famiglia di Nazaret. Un inno liturgico invita a pregare così: “Giuseppe addestra all’umile / arte del falegname / il Figlio dell’Altissimo”. Ma subito dopo aggiunge: “Accanto a lui Maria / fa lieta la sua casa / di una limpida gioia”. La vita della Santa Famiglia era certamente illuminata dalla presenza di Dio ma era anche segnata dalla quotidiana fatica. Il lavoro richiama la realtà dell’incarnazione: il Figlio di Dio ha voluto condividere in tutto la condizione umana ed ha fatto perciò anche l’esperienza del lavoro, anzi ha vissuto la maggior parte della sua vita nell’umiltà e nel nascondimento di Nazaret, lavorando e faticando come tutti. Anche per questo i suoi compaesani rimangono stupiti quando lo sentono parlare, non comprendono come sia possibile che un semplice ed umile lavoratore possa ora presentarsi loro con l’autorità di un rabbì (13, 54-57).

“Benedetto sei tu Signore, dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e nel nostro lavoro, lo presentiamo a Te perché diventi per noi cibo di vita eterna”. Queste parole, che il presbitero pronuncia nella celebrazione eucaristica, invitano ad offrire a Dio la fatica, riconoscendo che tutto viene da Lui e tutto deve essere donato a Lui. Attraverso il lavoro l’uomo partecipa all’opera della creazione e della redenzione, nella celebrazione egli offre la sua fatica e chiede che diventi anch’essa un’eucaristia, cioè rendimento di grazie al Padre. L’esistenza dell’uomo entra così, con tutta la sua concretezza, nella divina liturgia. Cielo e terra s’incontrano. Questo abbraccio riscatta l’opacità di tante giornate intessute di stanchezza e dona un significato alla fatica quotidiana. Nella luce della luminosa testimonianza di san Giuseppe, oggi chiediamo la grazia di fare di ogni nostra attività un’umile e feconda partecipazione all’opera della redenzione.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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