Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

15 maggio 2018

15 Maggio 2018

Il trono della gloria

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 17,1-11a)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».

Il commento

Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te” (17,1). L’evangelista conclude i discorsi della Cena (Gv 13-17), quelli in cui ha raccolto un insegnamento che Gesù ha disseminato in diversi momenti del suo ministero, con una lunga preghiera che il Maestro rivolge al Padre (17, 1-26), una preghiera che riassume la sua vita e la sua missione e lo immerge nell’eternità, una preghiera che fa da ponte tra il ministero che ha svolto sulla terra e quello che continuerà a esercitare nel Cielo. La preghiera inizia con una richiesta: “Padre, glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te” (17,1). La gloria che Gesù chiede non si misura con il successo umano ma passa attraverso la croce, l’esperienza più umiliante che l’uomo possa vivere. Quello che appare agli uomini come il fallimento più eclatante, viene vissuto da Gesù come il punto più espressivo della sua missione. La croce resta un’ingiustizia, il segno di un’umanità che rifiuta Dio. Ma Gesù fa della croce il trono della gloria perché la riveste di amore: “li amò sino alla fine” (13,1). In questo modo egli glorifica il Padre perché annuncia al mondo che “Dio è amore” (1Gv 4,8).

Tutti cercano titoli e medaglie, sono pronti a sgomitare pur di conquistare i posti che contano. Gesù invece insegna che solo l’amore può fare della nostra vita un frammento luminoso di Dio. Se vogliamo vivere questa parola dobbiamo prendere le distanze dalla cultura che respiriamo e lasciarci guidare dalla sapienza di chi ha incontrato Dio. Scrive un monaco: “Se non cerchi la tua gloria, vivrai una pace inalterabile, anche se sei molto occupato. Devi temere solo il peccato. Le vie di Dio non sono le nostre. Gesù trionfa nel fallimento […] Se Lui lo vuole, accetta l’insuccesso con le sue conseguenze umilianti e sgradite. Allora sarai libero. L’importante è fare quello che Dio vuole. Dà pace sapere che il Padre tiene nella sua mano il mondo e il cuore di ogni uomo”. (Le porte del silenzio, Milano 1986, 13-14).



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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