Briciole di Vangelo - Tempo di Pasqua

19 maggio 2018

19 Maggio 2018

Ci penso io!

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 21,20-25)
In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

Il commento

Se voglio che rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi!” (21,22). Il brano che oggi meditiamo presenta non poche difficoltà di interpretazione. Lo stesso evangelista ammette che le parole di Gesù furono comprese in modo sbagliato dai primi discepoli e si sente in dovere di offrire una precisazione (21,23). L’ultimo dialogo del quarto Vangelo vede nuovamente Pietro nelle vesti di protagonista. Sullo sfondo appare anche il “discepolo che Gesù amava” che la tradizione identifica con Giovanni. Il mandato di pascere il gregge s’intreccia con l’annuncio del martirio (21,18) e con un invito forte e chiaro: “Seguimi” (21,19). Solo chi segue con docile e rigorosa fedeltà il Signore Gesù, potrà guidare gli altri fratelli. Altrimenti rischia di essere come quel cieco che conduce un altro cieco. In questa cornice si inserisce un dialogo piuttosto strano. Vedendo Giovanni che li seguiva, Pietro chiede a Gesù cosa sarà di lui. La domanda viene espressa in modo estremamente sintetico: “Ma…e lui?” [hoútos de tí]. La risposta di Gesù è spiazzante: “a te che importa?”. Con queste parole egli non vuole invitare Pietro a disinteressarsi di un fratello ma fa capire che la strada che egli ha previsto per Giovanni è diversa da quella che domanda a lui. Tutti sono chiamati a seguirlo ma ciascuno per una strada diversa. È bello sapere che nella comunità cristiana – e talvolta all’interno della comunità domestica – Gesù tesse una relazione personale con ciascuno e gli affida una specifica missione. Gesù non svela a Pietro qual è il destino di Giovanni. In questo modo gli fa capire che non può entrare nel mistero di quella relazione unica e irripetibile tra il Maestro e i discepoli. È interessante però rimarcare la conclusione: “Tu seguimi!”. Potremmo liberamente tradurre: “Tu, preoccupati di seguirmi. Al resto ci penso io”. Sono queste le ultime parole di Gesù del quarto Vangelo. Lasciamo a Gesù il posto di comando: è Lui il Maestro, il Timoniere della nave, il Pastore che guida il gregge. Con Lui siamo certi di giungere alla meta.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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