21 maggio 2018

21 Maggio 2018

Perché proprio a me?

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 9,14-29)
In quel tempo, [Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni, scesero dal monte] e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». Gridando, e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

Il commento

Maestro, io ti ho portato mio figlio” (9, 17). Al centro di questo episodio vi è un padre che ha paura di perdere quel figlio, “l’unico figlio” a giudizio di Luca (9,38). Un padre che lotta da molti anni per vedere il figlio ristabilito ma sperimenta di essere totalmente impotente dinanzi al male. Nelle sue parole emerge la fatica: il verbo phéro significa condurre qualcuno ma anche portare qualcosa o sopportare un carico pesante. L’uomo parla come se realmente avesse portato il figlio sulle sue spalle. In realtà l’evangelista sottolinea il peso psicologico che, con il passare degli anni, diventa sempre più gravoso. Questo padre, tuttavia, non abbandona il figlio, è lui l’unica risorsa, se anche lui venisse meno il ragazzo rimarrebbe davvero solo. L’unità tra il padre e il figlio appare ancora meglio in un successivo passaggio: “Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci” (9, 22). Non gli chiede di guarire o di aiutare il figlio, gli dice semplicemente: “aiutaci”. Il contesto drammatico dovrebbe far tradurre: soccorrici. Il padre chiede di essere sostenuto in quella difficile battaglia, non può affrontarla da solo. Il figlio della luna è un film che narra la storia vera di Fulvio Frisone, spastico fin dalla nascita (1966). Quando i medici spiegano alla mamma la condizione di salute del neonato, ella va in chiesa e si mette dinanzi al Crocifisso e fa questa preghiera audace: “Hai capito che cosa mi hanno detto: che mio figlio non potrà camminare, usare le braccia, le mani e manco parlare? E che maledizione è questa? […] Perché proprio a Fulvio hai scelto, la gioia mia. Perché proprio a me hai data questa croce? Tu me lo hai dato questo figlio e io lo accetto però tu ora me lo devi dire cosa devo fare. La scienza non lo sa, tu me la devi insegnare la strada … perché è meglio che lo sai: io non ti lascio in pace fino a quando non mi dici che cosa devo fare”. Non chiede la guarigione la figlio, vuole essere aiutata ad essere mamma. Oggi preghiamo per tutti i genitori che si sentono soli e impotenti perché il Signore doni loro il suo Spirito di amore e la gioia di incontrare angeli disposti a condividere il loro dolore e la loro fatica.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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