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200mila bambini nati, 40 anni di impegno per la vita

Life

di Giovanna Abbagnara

22 maggio 1978, oggi la legge 194 compie 40 anni. Cerco di leggere gli eventi della mia vita e quelli della storia attraverso gli occhiali della fede e mi sembra un po’ una beffa che questo anniversario si celebri nel giorno in cui la Chiesa ricorda santa Rita da Cascia, vedova, religiosa e protettrice delle partorienti e dei casi impossibili. Sono di quelle coincidenze un po’ amare che mi non mi fanno dormire sonni tranquilli.

L’entrata in vigore della 194 non ha solo definito la fine di un reato penalmente perseguibile ma anche l’inizio di un inquietante sonno della coscienza, un intorpidimento che in 40 anni ha visto 6 milioni di bambini sacrificati sull’altare dei diritti e della libertà della donna. Già da ieri qualche titolo di giornale, ben noto per le proprie posizioni, ha inneggiato alla diminuzione degli aborti. Secondo i dati del 2016 – raccolti dal Sistema di sorveglianza epidemiologica delle Ivg coinvolgendo Istituto superiore di sanità (Iss), Ministero della Salute, Istat, Regioni e Province autonome – in quell’anno le Ivg sono state 84.926, -3,1% rispetto alle 87.639 del 2015, ma noi sappiamo che c’è poco da cantare vittoria perché questa cifra al ribasso è ampiamente compensata dall’enorme incremento degli aborti nascosti. Nel 2016 sono state acquistate 214.532 confezioni di pillola del giorno dopo che dal 2015 è venduta liberamente, e 189.589 di pillola dei cinque giorni dopo, per un totale di quasi 405.000 confezioni. È il cosiddetto aborto chimico o farmacologico. È spacciato come contraccezione d’emergenza ma semplicemente in caso di avvenuto concepimento, blocca l’impianto dell’embrione impedendone l’annidamento.

Ciò che mi inquieta maggiormente è l’uso di questi farmaci tra le giovanissime. Anna, una delle miei giovani ragazze che seguo nel cammino di fede, mi ha detto che su internet è in commercio un kit che si può ordinare per posta e arriva direttamente a casa. L’ha ordinato una sua amica. Lo chiamano tra le ragazze “aborto fai da te”. Si consuma da soli, nel nascondimento più assoluto. Come è possibile? Come si fa a 16 anni a chiudersi in un bagno mentre la mamma magari prepara la cena in cucina ignara di tutto? Come si fa a non considerare i rischi anche per la salute di queste ragazze che assumono questi farmaci? La legge 194 disciplina non solo le norme per l’IVG ma anche per la tutela della maternità. L’art 1 richiama proprio il valore sociale della maternità e la tutela della vita umana dal suo inizio. Nella sua applicazione purtroppo questa tutela è stata completamente disattesa. Tuttavia oggi mentre ricordiamo tutti i bambini mai nati, è bene anche ricordare i 40 anni di impegno per la vita, i volontari, quanti hanno spesso il loro tempo, le loro energie per sostenere e aiutare la maternità. Ricordiamo tutti i bambini nati grazie a questo impegno pro life: dare voce a chi non ha voce.

Mentre scrivo dal mio studio, sento che Giorgia si è alzata e sta facendo colazione. Ha 19 anni e un paio di occhi blu meravigliosi come meravigliosa è la pancia che le spunta sul suo corpo piccolo e minuto. 8 mesi fa ha scoperto di essere in attesa. Aveva appena finito la maturità e aveva tanti desideri da realizzare. La relazione con il suo fidanzatino più piccolo di lei e ancora minorenne all’epoca, da qualche settimana era finita, la sua famiglia stava attraversando un momento molto difficile e per un attimo ha pensato che l’unica soluzione era rinunciare a quella fiammella di vita. Il ginecologo da cui si reca insieme alla madre le dice che da padre le consigliava di abortire. L’aborto è previsto per la settimana successiva. Grazie all’aiuto di un frate che conosceva il nostro lavoro per la vita, abbiamo organizzato un incontro con Giorgia. All’inizio è stato difficile convincerla ad accogliere il bambino dentro di lei. Aveva molta paura. Poi pian piano si è sciolta, le ho assicurato che non era sola, che ero pronta insieme ad altri amici ad aiutarla a diventare madre e ad occuparsi di quel bambino.

Ci siamo lasciate con la promessa che ci avrebbe pensato. Come dopo ogni colloquio, avevo timore che la ragazza, presa dalla paura, potesse recarsi a completare l’iter per l’IVG ma con grande sorpresa mi ha chiamata dopo due giorni dicendomi che lei voleva accogliere quel figlio e che voleva darsi un’opportunità di felicità.  

Ora è con me qui a casa per questo ultimo tratto in preparazione al parto. Ieri pomeriggio abbiamo lavato le tutine per la sua bambina. Non fa altro che parlare di lei. Mi racconta di come la immagina, di cosa farà con lei. È piccola, ha ancora tanto da imparare ma sono certa che lo farà insieme a sua figlia.




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