Scuola

Bullismo: se la scuola non interviene va condannata

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a cura della Redazione

Un ragazzo viene ripetutamente ingiuriato da un compagno di classe, il corpo docenti lo sa ma nessuno interviene. Il giudice condanna il bullo, i suoi genitori e la scuola.

Un sentenza destinata a fare storia quella del Tribunale di Roma che ha condannato un istituto scolastico dove da tempo uno studente subiva vessazioni di ogni tipo dal proprio compagno di classe.

Con la sentenza n. 6919/2018 del 4 aprile, come afferma un articolo pubblicato su Italia Oggi, i giudici hanno accertato danni fisici e non-patrimoniali per la vittima. Per il giudice a pagare dovranno essere il bullo (nel frattempo divenuto maggiorenne), ma anche la scuola.

I ragazzi frequentavano la prima classe di un istituto tecnico, e sin dai primi giorni, il compagno insultava pesantemente la sua vittima. La situazione era perdurata per tutto l’anno scolastico, ma il preside non è mai intervenuto, nonostante i fatti fossero evidenti e noti al corpo docente.

L’escalation degli episodi è arrivato al punto che un giorno, all’uscita da scuola, il ragazzo ha sputato e sferrato dei pugni in faccia al compagno, che ha subito un intervento chirurgico per la frattura del setto nasale. I giudici, nel valutare la questione, hanno deciso di condannare la scuola e il Miur per “culpa in vigilando”. Adesso bisogna vedere se il Ministero della Pubblica Istruzione procederà contro il dirigente per negligenza nell’assolvimento dei propri doveri di servizio pubblico.

Il Tribunale, inoltre, ha ritenuto responsabili anche i genitori del bullo, accusati di “culpa in educando” (sempre ai sensi dell’art. 2048 del Codice Civile), ossia ritenuti colpevoli di non avere impartito all’autore degli illeciti una educazione adeguata. A nulla è valsa la difesa paterna, secondo la quale l’uomo, divorziato dalla moglie e non convivente da tempo con il figlio, si sarebbe trovato in una situazione di legittimo impedimento nei doveri di vigilanza e di educazione.




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