
La via del calcolo
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,17-27)
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fce scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».
Il commento
“Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” (10,17). Il racconto inizia con una domanda che manifesta il desiderio di felicità che dimora in quest’uomo e la sua totale fiducia in Gesù. Non solo si rivolge a Lui chiamandolo Maestro ma, per manifestare il profondo rispetto per la sua persona, si getta in ginocchio dinanzi a Lui. Insomma, un discepolo perfetto, almeno in apparenza! Ma quando Gesù gli propone di vendere tutto, abbandonare ogni cosa per seguire Lui e trovare in Lui solo la pienezza, allora tutta la fiducia scompare, evapora come la rugiada del mattino. La radicalità della proposta si scontra con l’attaccamento ai beni e rimane per questo soffocata. La conclusione è carica di amarezza: “a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni” (10,22).
L’episodio evangelico fotografa e interpella ciascuno di noi, l’anonimo protagonista porta nel cuore i nostri stessi desideri ma anche le nostre paure, mostra quei limiti che tante volte emergono nella nostra vita. Egli riconosce Gesù come Maestro ma non è poi disposto a dare credito alle sue parole, non se la sente di fidarsi di uno che non può offrire alcuna garanzia. In fondo, anche la nostra vita si svolge in queste contraddizioni: la scelta di seguire Gesù, che pure abbiamo fatto con sincera disponibilità, convive con la paura di andare fino in fondo. Vogliamo stare con Gesù ma non sempre siamo disposti a seguirlo quando la strada assume una forma più impegnativa. Il racconto evangelico permette di intravedere quel combattimento che attraversa la vita di ogni cristiano. Se verifichiamo onestamente il passato, non è difficile riconoscere quei passaggi in cui ci siamo tirati indietro. La conclusione è drammatica: può capitare anche a noi – forse è già accaduto! – di trovarci dinanzi ad un bivio e di imboccare la via del calcolo e della tristezza. Oggi chiediamo la grazia di una fede che non viene meno quando l’orizzonte si oscura. La fede di Maria, la Madre di Gesù.
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