30 maggio 2018

30 Maggio 2018

Se vogliamo essere amici

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 10,32-45)
In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti.
Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà». Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Il commento

Il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani…” (10,33). Il terzo annuncio della passione avviene sulla via che porta a Gerusalemme. L’evangelista dice che Gesù cammina avanti, i Dodici lo seguono ma sono impauriti (10,32). Una fotografia impietosa della comunità ecclesiale. Il Maestro non fa nulla per rassicurare i discepoli anzi dice parole drammatiche, comunica che la sua missione non si conclude con il trionfo sperato ma con la più cocente e dolorosa sconfitta. Non teme di dire parole che possono turbare, non cancella le ombre che si addensano, la sua speranza è realistica non sconfina mai nell’illusione. Si prepara e prepara gli amici ad affrontare una realtà tanto più dolorosa perché operata da coloro che hanno l’autorità religiosa. Queste parole non sono destinate alla folla e neppure al gruppo più ampio dei discepoli ma solo ai Dodici, agli amici più fidati. L’espressione “in disparte” [kat’idían] fa pensare ad uno spazio di intimità in cui la Parola di Dio può risuonare con maggiore forza. Non tutti sono pronti ad ascoltare un annuncio come questo che getta alle ortiche tutte quelle attese di gloria che accompagnano i giorni dell’uomo. Vi sono cose che si possono dire solo agli amici, confidenze che gli estranei non potrebbero capire.

Tutto questo rappresenta per noi una salutare provocazione. Se vogliamo essere davvero amici di Gesù dobbiamo vivere con la consapevolezza che nella storia umana c’è un male oscuro che genera odio e violenza, c’è una radicale opposizione al progetto di Dio. Lo scenario non è mai del tutto sereno, l’ombra del male accompagna ogni epoca e suscita legittime inquietudini. Il cristiano non cade nell’illusione di poter vincere il male ma custodisce la speranza e s’impegna a fare del bene con grande senso responsabilità. La fede ci rende più vigilanti perché sappiamo che il male è sempre all’opera. Non basta prendere le distanze, non basta neppure condannare apertamente il male. Dobbiamo sapere che anche noi siamo chiamati a partecipare alla croce di Gesù. Oggi chiediamo la grazia di non tirarci indietro.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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