
Un’alleanza rifiutata
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,1-12)
In quel tempo, Gesù si mise a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti, agli scribi e agli anziani]: «Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano. Al momento opportuno mandò un servo dai contadini a ritirare da loro la sua parte del raccolto della vigna. Ma essi lo presero, lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò loro di nuovo un altro servo: anche quello lo picchiarono sulla testa e lo insultarono. Ne mandò un altro, e questo lo uccisero; poi molti altri: alcuni li bastonarono, altri li uccisero. Ne aveva ancora uno, un figlio amato: lo inviò loro per ultimo, dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma quei contadini dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra!”. Lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna. Che cosa farà dunque il padrone della vigna? Verrà e farà morire i contadini e darà la vigna ad altri. Non avete letto questa Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”?». E cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla; avevano capito infatti che aveva detto quella parabola contro di loro. Lo lasciarono e se ne andarono.
Il commento
“Un uomo piantò una vigna, la circondò con una siepe, scavò una buca per il torchio e costruì una torre” (12,1). Sulla soglia della passione, Gesù offre una parabola che rilegge la storia d’Israele e annuncia l’esito drammatico della sua missione. Ci soffermiamo sulla prima parte in cui possiamo intravedere il momento sorgivo della storia della salvezza. All’inizio c’è l’opera di Dio, qui rappresentato con l’immagine di un uomo che pianta una vigna. L’azione di Dio è descritta con quattro verbi che mostrano con quanta premura Dio compie la sua opera. I verbi sono tutti al singolare: non ci sono altri collaboratori, la creazione è opera di Dio. Dio solo! Non stupisce allora pensare che i dieci comandamenti iniziano con queste parole: “Io sono il Signore, tuo Dio, non avrai altri dèi all’infuori di me” (Es 20, 2-3). L’ultimo verbo segna il passaggio dall’opera di Dio a quella del popolo che Lui ha scelto: “La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano” (12, 1). È il verbo della fiducia, Dio ha creato ogni cosa e consegna la sua opera a dei contadini, la consegna nelle mani dell’uomo. Non è difficile vedere in questa espressione l’espressione genesiaca: “Dio pose l’uomo nel giardino perché lo coltivasse e lo custodisse” (Gen 2,15).Tutto è opera di Dio ma tutto è stato consegnato all’uomo: una bella immagine dell’alleanza tra Dio e l’uomo. In questa linea si pone anche il verbo successivo: il proprietario della vigna manda i suoi servi a ritirare la sua parte del raccolto. Dio non rivendica tutti frutti ma soltanto quella parte che gli spetta. Non importa se piccola perché in fondo Dio non vuole sottrarre niente, vuole solo che lo riconosciamo come il Signore dal quale tutto abbiamo ricevuto e al quale tutto appartiene. Qui termina la prima parte della storia e comincia la seconda (12,3-5), segnata dal rifiuto sempre più ostinato dei contadini i quali non riconosco al proprietario alcuna autorità e decidono di impossessarsi di quei beni che avrebbero dovuto amministrare. Oggi chiediamo la grazia di riconoscerci creature che tutto hanno ricevuto e nulla possono fare senza Colui che dà la vita.
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