Amici

“Signore, liberaci dalle santarelline!”

di Michela Giordano

Una buona amica si riconosce nei momenti di bisogno o in quelli di gioia? Diffidiamo di chi non si arrabbia mai, di chi non fallisce, di chi non incappa in qualche delusione.

Signore, liberaci dalle santarelline! Lo formulo spesso questo pensiero. Più volte al mese. Esattamente ogni volta che incontro, sulla mia strada, qualcuno (ma quasi sempre si tratta di una donna) che ti si presenta con garbo e sorriso a 36 denti e che ti tempesta di messaggi su whatsapp. È quel tipo di persona che sembra sempre disponibile e attenta al proprio interlocutore. Appunto, sembra, perché in realtà è l’angelo della morte. Mi spiego meglio: solo apparentemente prova dell’affetto per te, in realtà ti sta accanto solo per conoscerti meglio, studiare la tua casa, vedere come educhi tua figlia, per avere più armi quando, calata la maschera, decide di mostrare il proprio vero volto e di “sferrare” un attacco. Eccola la santarellina, l’acqua cheta che si trasforma in bufera. Eccola la santarellina.

Sono certa che ciascuno di noi ne conosce almeno una. Ne parlo in questo mio blog per dare pubblico risalto ad una mia antica e radicata convinzione: diffidiamo di chi non si arrabbia mai, di chi non fallisce, di chi non incappa in qualche delusione. Molto meglio avere a che fare con un “miserabile” che ti si dichiara, senza infingimenti, nemico, piuttosto che con un finto amico. Fino a qualche anno fa credevo che il vero amico si riconoscesse nel momento del bisogno. Sbagliavo. Una sventura commuove anche il più distratto dei conoscenti, a meno che non sia davvero un senza cuore. È nel momento della gioia che riconosci il vero amico: è quello che sa essere felice con te, che non prova a rubarti la scena, che non vive il tuo successo con invidia e non prova a sminuirlo. Questo fa un’amica vera. Magari ci hai discusso un minuto prima, perché ti ha detto che “quel vestito ti ingrassa un casino”, ma poi ti abbraccia e si complimenta per il traguardo che hai tagliato.

Allora, ribadisco, Signore, liberaci dalle santarelline, dalle miss perfezione che non sbagliano mai, hanno sempre i capelli in ordine e il trucco a posto, perfino in spiaggia, quando tu, invece, hai la chioma raccolta in una coda arruffata e sudi come un porcospino. Viva chi è piena di imperfezioni, anche caratteriali, ma affronta le persone senza infingimenti. Meglio un cattivo “palese” che uno mascherato da buono. Meglio uno che in Chiesa si siede all’ultimo banco, invocando il perdono per i propri peccati, piuttosto chi, tronfio nel proprio abito di “mai sgarbi a nessuno”, si atteggia a modello di virtù cristiane. E magari, prima di entrare, ha tradito la moglie!




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