7 giugno 2018

7 Giugno 2018

Il cuore è ingannevole

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,28b-34)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Il commento

Il primo è: Ascolta, Israele” (12, 29). Che strano! Il comandamento dell’amore viene presentato attraverso il verbo “ascoltare”. Gesù avrebbe potuto rispondere che il primo comandamento chiede di amare Dio con tutto il cuore. E invece, al primo posto troviamo il verbo ascoltare. Evidentemente, è proprio questo il punto di partenza. Se ci mettiamo in ascolto di quella Parola che illumina i secoli, impareremo ad amare secondo verità, cioè secondo quella misura che Gesù ha rivelato. Se non ascoltiamo Dio, finiremo per dare ascolto alle ragioni del cuore. Non c’è niente di più ingannevole. Se invece riconosciamo Dio come unico Signore, se la sua Parola diventa la misura del nostro pensare e del nostro agire, allora potremo comprendere l’amore in tutta la sua luminosa ed esigente bellezza. E riceveremo anche la grazia necessaria per camminare nei sentieri faticosi dell’amore. Lo dico in modo semplice e brutale: non siamo in grado di amare il prossimo, secondo quella totalità che il Vangelo chiede, se non abbiamo fatto esperienza di essere teneramente amati da Dio, se non siamo stati saziati da Lui. Per diventare testimoni dell’amore, dobbiamo prima essere mendicanti dell’amore: senza la grazia, siamo vuoti e sostanzialmente incapaci di amare. Senza Dio, restano solo i sentimenti ma sono corde troppo fragili che non reggono all’urto della vita. L’amore di Dio invece potenzia ogni nostro desiderio e ci rende capaci di andare ben oltre le nostre limitate capacità e di amare nell’orizzonte di quella testimonianza che Gesù stesso ha donato e che l’evangelista Giovanni riassume così: “li amò sino alla fine” (Gv 13,1).

Oggi chiediamo la grazia di saper stare, in silenzio, ai piedi del Tabernacolo per chiedere e ricevere quell’amore che sazia il cuore e fa della nostra vita un albero carico di buoni frutti. Lo chiediamo in modo particolare per i fidanzati che s’incamminano nelle vie dell’amore con sincero entusiasmo ma senza la chiara consapevolezza della propria fragilità.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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