
La sorgente nascosta
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 19,31-37)
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Il commento
“Uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua” (19,34). Questo brano è posto immediatamente dopo la morte di Gesù e si presenta perciò come un’interpretazione teologica dell’evento. L’evangelista attira l’attenzione sul piccolo fiotto di sangue e acqua, un dettaglio apparentemente marginale che, in realtà, racchiude il significa stesso della croce e annuncia la Pasqua. Questo particolare non sembra avere alcun riferimento con quanto precede ma, proprio per questo, contiene il messaggio che Giovanni vuole dare. Questo particolare è rimasto così impresso nella mente dell’evangelista da essere richiamato più volte nei racconti delle apparizioni: “mostrò loro le mani e il fianco” (20,20). Più tardi Tommaso vuole mettere la mano nel fianco di Gesù (20,25) il Risorto lo invita a compiere il gesto (20,27). Non si tratta dunque di un accenno isolato ma di un fatto che segna l’evento della croce e accompagna il tempo della Resurrezione. I Padri della Chiesa e alcuni esegeti contemporanei vedono qui il simbolo dei sacramenti, il costato di Gesù diventa la fonte da cui sgorga la grazia sacramentale. Come dal costato di Adamo Dio trasse la donna, così dal costato trafitto nasce la Chiesa. Il corpo senza vita del Crocifisso diventa un albero di vita, la roccia da cui sgorga quell’acqua che purifica e santifica la storia dell’umanità. Nessuno avrebbe potuto immaginare che proprio la croce, il segno più oscuro dell’umana ingiustizia, diventasse la sorgente nascosta di quella grazia che dà vita al mondo.
È questo l’annuncio che oggi risuona nella festa della Misericordia, nata dalle apparizioni di Gesù a santa Margherita Maria Alacoque (1647-1690). La certezza di essere infinitamente amati da Dio, malgrado tutto, ci dispone ad accogliere la grazia e ci invita a ricominciare. Oggi vi invito a pregare con Teresa di Lisieux, una delle grandi apostole della misericordia: “Perfetti neanche gli angeli hai trovati / e la legge tra folgori hai data. / Gesù, io nel tuo Cuore mi nascondo / e non temo più: mia forza sei tu!” (P 23,7).
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