16 giugno 2018

16 Giugno 2018

Come polvere i nostri progetti

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».

Il commento

Ma io vi dico: non giurate affatto” (5,34). Il Vangelo di oggi offre una parola apparentemente chiara, un comandamento che non ammette deroghe. E tuttavia … il primo a giurare è Dio stesso, l’alleanza con Israele è stata sigillata da una dichiarazione solenne: “Il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri” (Dt 7,8). Giurare significa impegnarsi con una promessa. Dio può farlo. Lui non appartiene alla categoria di quelli che “dicono e non fanno”. Al contrario, il salmista lo presenta così: “egli parlò e tutto fu creato, comandò e tutto fu compiuto” (Sal 33,9). La nostra fede è fondata sulla certezza che Dio resta fedele alla parola data, è sempre pronto a rendere nuova la sua alleanza. Per questo l’apostolo Paolo può dire che in Gesù Cristo “non fu  e no, ma in lui vi fu il ” (2Cor 1,20). Dio può giurare perché è l’Onnipotente che mantiene fede alle parole. Ma l’uomo… come possiamo giurare noi che non abbiamo “il potere di rendere bianco o nero un solo capello” (5,36). È un’immagine molto eloquente dell’intrinseca debolezza dell’uomo. Se giurare significa impegnarsi con la certezza di poter mantenere il nostro impegno, cadiamo nella presunzione più insensata. Senza Dio l’uomo è poca cosa, i suoi progetti sono vani, pesano quanto la polvere sulla bilancia (Is 40,15). Per questo l’apostolo Giacomo esorta a progettare con umiltà: “Se il Signore vorrà, vivremo e faremo questo o quello” (Gc 4,15). La responsabilità umana va sempre condita con la fede in Dio. La parola di Gesù non può essere interpretata semplicisticamente come un nuovo comandamento. E difatti, l’insegnamento evangelico trova il suo sigillo e la sua esplicazione in queste parole:  “Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno” (5,37). Gesù chiede ai discepoli di restare nella luce, evitando i bizantinismi che deformano le parole e alimentano interpretazioni fuorvianti. Per essere autentico, per non cadere nella presunzione, il nostro sì non può che essere il riflesso fedele dell’eterna Parola, l’unica luce che mai viene meno.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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