
Vinci il male
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,38-42)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pòrgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».
Il commento
“Ma io vi dico di non opporvi al malvagio” (5,39). Il male attraversa la storia umana, lo vediamo apparire fin dalle prime pagine della Genesi. Dobbiamo fare i conti con il male, quello che si annida dentro di noi e quello che è presente nel mondo circostante. Gesù non è un ingenuo sognatore né vende utopie. Un buon maestro dev’essere capace di rendere i discepoli consapevoli del male e invitarli ad essere vigilanti. Ma deve anche insegnare come combattere il male. La prima alleanza ammetteva una reazione proporzionata all’offesa ricevuta: “occhio per occhio, dente per dente” (5,38). Gesù invece chiede di non reagire al male con il male, invita i discepoli a sopportare con pazienza le offese e sofferenze. Dobbiamo riconoscere che questa parola non è moneta corrente, non lo era al tempo di Gesù ma neppure oggi. L’uomo tende a reagire con violenza, ribatte colpo su colpo. Facciamo fatica a comprenderla e a metterla in pratica. Nel solco di questa straordinaria ed esigente novità, l’apostolo Paolo ha riassunto lo stile del battezzato in queste parole: “Vincere il male con il bene” (Rm 12, 21). Come il fuoco si spegne con l’acqua, così il male si vince con il bene, l’offesa si ripara con il perdono; all’ingiuria si risponde con il silenzio. Gesù invita a non seguire l’istinto della carne ma la legge della carità che cerca sempre e solo il bene. Non facciamoci illusioni: se non accettiamo questa Parola, se non la assumiamo come una regola impegnativa ma necessaria, inevitabilmente ricadiamo nella logica dell’istinto.
La proposta di Gesù appare lontana dalle nostre reali possibilità. È praticamente impossibile accogliere questa sfida senza la forza dello Spirito Santo che dona un cuore nuovo e ci rende capaci di testimoniare la carità. Ma la storia insegna che tanti cristiani perseguitati non hanno reagito con la vendetta ma con il perdono; non hanno chiesto a Dio di fare giustizia ma hanno invocato la conversione dei loro persecutori. Storia di ieri e di oggi. Questa testimonianza di carità è annuncio di fede e seme di speranza.
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