
I passi dell’amore
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,43-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Il commento
“Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” (5,44). È una proposta talmente nuova e originale che appare ancora oggi, nonostante secoli di evangelizzazione, di difficile attuazione. Ma sono proprio questa pagine che fanno del vangelo un unicum di tutta la letteratura, e non solo di quella religiosa. Erano queste pagine che impressionavano positivamente personalità non cristiane come Ghandi che si è formato in Europa e dal Vangelo ha attinto quella cultura della non violenza che è poi diventata un tratto peculiare della sua personalità e della sua testimonianza. Tutti sono chiamati ad amare. L’amore è scritto nel cuore di ogni uomo, quale che sia la fede e la razza. Tutti comprendono bene che è questa l’unica via della gioia. L’amore è una parola universale. Il Vangelo apre orizzonti straordinari e apparentemente irraggiungibili. In effetti tutti dobbiamo riconoscere che la nostra vita è molto distante dalla Parola di Gesù. Altro che amare i nemici, facciamo fatica anche a restituire l’amore a coloro che ci vogliono bene! E poi, non siamo capaci di vincere l’ira né sappiamo evitare giudizi affrettati e ingiusti nei confronti delle persone a noi più vicine. Il Vangelo non vende utopie, da una parte chiede di fare dell’amore un ideale e dall’altro invita a fare tutti i passi che gradualmente trasformano il cuore. Amare è un cammino. Si tratta di una conquista progressiva che richiede tempo e fatica. Per accogliere e vivere questa parola dobbiamo ricordare che non bastano le buone intenzioni, l’amore si nutre di gesti. è bene anche sottolineare che Gesù non chiede gesti coraggiosi e isolati ma uno stile di vita. Ci sono persone che possono compiere scelte significative ma non sanno poi custodire con fedeltà quei valori nella vita ordinaria, quelle scelte erano dettate più dall’emotività che dalle convinzioni più profonde della persona. Non basta vivere un’esperienza di volontariato, dobbiamo dare alla vita un’impronta di carità. è la grazia che oggi chiediamo.
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