
Dentro di te
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 6,1-6.16-18)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente, In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Il commento
“Quando preghi, tu entra nella tua camera…” (6,6). Gesù ha lasciato ai suoi discepoli un insegnamento che cambia radicalmente il modo di vivere la preghiera ed apre prospettive sconfinate. La preghiera ha bisogno di parole e si esprime attraverso i gesti. Ma tutto questo è solo la manifestazione esteriore di un’esperienza che trova le sue radici nel mondo interiore. Pregare, dice Gesù, significa rientrare in se stessi, nel santuario più intimo del cuore umano, lì dove Dio parla senza trovare ostacoli. Prima di ogni formula verbale, la preghiera coinvolge il cuore: è qui che essa nasce, è qui che sempre bisogna ritornare se vogliamo crescere nella fede. Raïssa Maritain (1882-1961) è sposata, vive nel mondo, ma il suo sguardo è tutto rivolto a Dio. Il Diario personale, pubblicato dopo la sua morte, svela il suo profondo itinerario interiore. In una delle pagine scrive: “Per mezzo dell’orazione non si tratta di far scendere Dio dal Cielo! Egli si trova in noi, con la grazia. Tocca a noi scendere in fondo all’anima nostra, e anche questo non si può fare che spazzando via gli ostacoli” (Diario, 132000, 74). Anche Sant’Agostino educa i suoi fedeli a cercare una preghiera interiore: “Non volgete i vostri occhi verso una qualsiasi montagna, verso le stelle o il sole o la luna. Non crediate di essere ascoltati quando pregate rivolti al mare: dovete, anzi, detestare preghiere simili. Purifica invece la cella del tuo cuore; in qualsiasi luogo tu sarai, in qualunque posto ti metterai a pregare, dentro di te c’è chi ti ascolta […] Colui che ti ascolta non è fuori di te, non andare lontano, non ergerti come se dovessi toccarlo con le mani. Piuttosto, se cercherai di innalzarti, cadrai; se ti umilierai, egli stesso si farà vicino” (Commento al Vangelo di Giovanni, 10, 1). Sulle orme di questi santi testimoni, chiediamo anche noi la grazia di fare della preghiera il luogo dell’incontro personale con Dio e di vivere ogni evento a partire e nella luce di questa Presenza che illumina ogni cosa.
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