
Tendi la mano
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,1-5)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».
Il commento
“Prima togli la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (7, 5). Gesù non esclude la correzione fraterna, anzi afferma che possiamo e dobbiamo intervenire per purificare l’occhio dei fratelli. Ma ad una condizione ben precisa, quella di liberarsi dal male che ha preso dimora in noi e dalle ombre che spesso deformano il nostro sguardo. Mettiamoci dunque sotto lo sguardo di Dio e lasciamoci giudicare dalla Parola di Dio, che “discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb 4,12). Chi accetta e vive con impegno questo cammino di conversione, non solo impara a valutare persone e cose secondo Dio ma riceve anche la grazia della benevolenza. In questo modo potrà rivolgersi al fratello non con l’arroganza di chi giudica, puntando il dito, ma con la carità di chi tende la mano per rialzare il fratello che è caduto. Dio solo giudica con giustizia (Sal 7,12) e solo nel suo Nome possiamo avanzare quelle critiche necessarie per aiutare i fratelli a liberarsi dal male. Ma anche quando ci sembra doveroso intervenire, dobbiamo muoverci con prudenza perché non raramente le correnti degli affetti e delle emozioni deformano il nostro sguardo.
Teresa di Lisieux ha compreso che per essere davvero caritatevole deve rinunciare ad ogni forma di giudizio, secondo il comando del Signore (Lc 6,37). Ella comprende che il giudizio può diventare un muro che vanifica la carità fraterna. Per questo scrive: “Quando voglio aumentare in me quest’amore, soprattutto quando il demonio cerca di mettermi davanti agli occhi dell’anima i difetti di quella o quell’altra sorella che mi è meno simpatica, mi affretto a cercare le sue virtù, i suoi buoni desideri; mi dico che, l’ho vista cadere una volta, ella può bene avere riportato un gran numero di vittorie che nasconde l’umiltà, e perfino ciò che mi pareva un errore può benissimo essere, a causa dell’intenzione, un atto di virtù” (Ms C, 12v-13r). Sulle orme di questa Santa, vera maestra di carità, chiediamo la grazia di acquisire uno sguardo di carità e di benevolenza.
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