Matrimonio

Don Renzo Bonetti: “Le parole del Papa sono preziose ma hanno bisogno di essere sostenute dalla testimonianza delle coppie cristiane”

Don Renzo Bonetti

di Ida Giangrande

Cosa vuol dire sposarsi? Quale mistero nasconde il sacramento del matrimonio? Soprattutto, cosa manca alla pastorale familiare? Parla don Renzo Bonetti, presidente del Progetto Mistero Grande.

Il mondo è fatto di famiglie e in ogni famiglia è racchiuso il mondo intero. Ecco il cerchio perfetto dell’esistenza, un mix esplosivo di amore, gratuità e donazione. Sono questi i pensieri che la mia mente formula e riformula mentre intervisto don Renzo Bonetti, presidente del Progetto Mistero Grande. “Un mistero grande è innanzitutto il sacramento delle nozze. Lo dice san Paolo nella Lettera agli Efesini al capitolo quinto, quando descrivendo il matrimonio dice: «L’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola – e poi aggiunge – questo mistero è grande lo dico in riferimento a Cristo e alla sua Chiesa». Ogni matrimonio attualizza, rende visibile, manifesta la grazia che unisce Gesù alla Chiesa. Ogni matrimonio partecipa di questa grazia. È questo il mistero grande”. Così don Renzo mi spiega la missione della sua vita racchiusa nel Progetto Mistero Grande di cui è presidente. Sono riuscita a strappargli un’intervista ad un incontro organizzato dalla diocesi di Salerno a cui deve presenziare come relatore. E, come mi capita sempre, mi ritrovo a gustare le sue parole più da sposa e da madre che da giornalista.

“Il Progetto Mistero Grande vuole mettere in atto delle iniziative culturali, delle metodologie pastorali che aiutano la coppia a vivere e a scoprire la propria missione. Disponiamo di tante proposte che cercano di rispondere a tutte le istanze dell’amore coniugale. Penso al Convegno annuale sulla grazia del sacramento del matrimonio. Un appuntamento aperto a tutti quelli che sono interessati. Accanto a questo ci sono altri percorsi, i seminari, week end tenuti da coppie di sposi che aiutano altri sposi a riscoprire la bellezza del matrimonio, la missione in esso nascosta e a tradurla in scelte concrete. Poi ci sono i seminari per i fidanzati, quelli che insegnano l’arte del discernimento. Nella vita sono in gioco sempre due forze: una benefica e l’altra malefica. Imparare a discernerne vuol dire imparare a riconoscere quando è in gioco l’una e quando è in gioco l’altra nelle piccole cose della vita di ogni giorno. Cerchiamo anche di proporre percorsi più specifici legati a situazioni particolari, come ad esempio l’accompagnamento delle coppie senza figli”. Quest’ultima affermazione mi incuriosisce non poco. Gli domando qual è il tipo di risposta da offrire alle coppie che non possono generare la vita. “Non si tratta solo di consigliare loro l’adozione, – mi risponde – ma di aiutarli a scoprire una maternità e una paternità spirituale. L’alternativa sarebbe lasciarli nelle mani di chi vuole fargli fare figli a tutti i costi”. 

“E, infine, l’accompagnamento delle famiglie ferite…”. “Contrariamente a quanto si credere sono molte le persone che credono nella valore della fedeltà e che restano fedeli anche dopo una separazione subita. Ma queste persone, ferite dall’abbandono e accompagnate dalla solitudine, hanno bisogno di essere seguite, sostenute, consigliate e formate. Interessante è l’incontro preti e sposi, l’uno e l’altro vengono messi di fronte alla bellezza della propria vocazione e vengono guidati a scoprire l’unità della Chiesa nella reciprocità vocazionale, perché la Chiesa è fatta di sacerdoti e sposi. Anzi si potrebbe dire che nella Chiesa sono due i sacramenti chiamati a volare insieme ordine e matrimonio”. 

“Siamo nel cinquantesimo anniversario della pubblicazione di Humanae vitae, una enciclica discussa e ancora troppo poco diffusa…”. “La prospettiva che Paolo VI ha voluto proporre si colloca nel contesto di un percorso di fede ben definito. Non è un metodo che può essere predicato dall’altare. Cogliere la fecondità di Dio attraverso gli opportuni suggerimenti di Humanae vitae è il frutto più maturo di un profondo cammino di coppia. Direi che quello che manca è una pastorale adeguata che aiuti gli sposi a riscoprire innanzitutto l’identità cristiana del matrimonio. Dobbiamo recuperare le radici”.

“Durante un incontro con il Forum delle Famiglie il Papa ha detto con forza che la famiglia, immagine di Dio è formata da un uomo e una donna. Come sentirebbe di commentare questa preziosa affermazione?”. “Le parole del Papa sono utili e preziose indicazioni, ma hanno bisogno di essere sostenute dalla testimonianza delle coppie cristiane. La conferma a ciò che il Santo Padre ha voluto sottolineare con forza proviene dagli sposi. Sono gli uomini e le donne del nostro tempo che devono attuare le parole di papa Francesco. Forse lo diamo per scontato ma è necessario insegnare alle coppie che la loro diversità non è frutto di una casualità e che non è affatto scontato, anzi è la ricchezza dell’esistenza”.




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