
La via più esigente
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,6.12-14)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».
Il commento
“Entrate per la porta stretta” (7,13). Questa esortazione sembra raccogliere lo stupore dei discepoli dinanzi alle esigenze poste da Gesù che Matteo ha sapientemente raccolto nel discorso della montagna: amate tutti, anche i nemici, non accumulate tesori sulla terra, non affannatevi, fidatevi della Provvidenza di Dio, imparate a cercare anzitutto il regno di Dio, non giudicate… Il cammino che Gesù propone è arduo e può apparire ai suoi ascoltatori ancora più aspro della Legge antica. Se vogliamo camminare nella santità dobbiamo imparare a privarci spontaneamente di tante cose richieste dal capriccio, dalla vanità, dalla comodità o dall’interesse. Se non siamo capaci di vincere noi stessi, se ci lasciamo condizionare e dominare dalle passioni più futili, come potremo accettare la croce quando giunge all’improvviso? L’uomo ha istintivamente paura della sofferenza e fa di tutto per evitarla. Eppure l’esperienza ci dice che non poche volte il dolore purifica e matura. La Scrittura annuncia che Dio stesso ci corregge attraverso la sofferenza: “È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre?” (Eb 12,7). Gesù non è un profeta di illusioni ma un maestro che prepara i discepoli a mettersi in cammino con la coscienza che, proprio in nome della fede, dovranno compiere scelte difficili e affrontare una dura battaglia.
L’uomo cerca istintivamente la via più confortevole, quella che presenta meno disagi. Il Signore invece chiede di scegliere la via più esigente. Ricordando gli inizi della vita carmelitana, Teresa di Lisieux scrive: “Le illusioni, il buon Dio mi ha fatto la grazia di non averne NESSUNA entrando al Carmelo: ho trovato la vita religiosa tale e quale me l’ero immaginata, nessun sacrificio mi stupì eppure, lei lo sa, Madre diletta, i miei primi passi hanno incontrato più spine che rose!… Sì, la sofferenza mi ha teso le braccia e io mi ci sono gettata con amore…” (Ms A, 69v). Sulle orme dei santi chiediamo anche noi la grazia di fare della croce la via della gioia.
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