
Occhi aperti
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 7,15-20)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere”.
Il commento
“Guardatevi dai falsi profeti” (7,15). Nelle parole di Gesù leggiamo la legittima preoccupazione che ogni buon educatore deve sempre custodire, Lui sa che i suoi discepoli sono e saranno immersi in una storia segnata dal male. In questo caso, però, non fa riferimento a quei comportamenti che siamo pronti a catalogare nella lista delle cose cattive. Lui parla dei profeti, cioè di coloro che pretendono di parlare in nome di Dio, si presentano con l’abito della fede e invece seminano menzogna. Proprio per questo occorre essere vigilanti. Solo chi scruta con attenzione l’orizzonte è capace di smascherare quel male che si nasconde sotto un’apparente giustizia. I falsi profeti sono presentati con un’immagine – quella dei “lupi rapaci” – che dovrebbe suscitare una legittima apprensione. Come una sentinella veglia per custodire la sua città, così il cristiano deve restare sveglio per non cadere nella trappola. La serietà di queste parole suggerisce un’interessante osservazione. Poco prima l’evangelista aveva riportato un comando espresso nella forma più autoritativa: “Non giudicate, per non essere giudicati” (7,1). Un insegnamento chiaro: Gesù chiede ai discepoli di non sostituirsi a Dio e li invita a costruire una relazione segnata dalla più schietta fraternità. Le sue parole, purtroppo, specie in tempi recenti, sono state utilizzate per promuovere un dannoso relativismo morale, come se nessuno potesse giudicare il comportamento di un altro. Se così fosse, nessuno potrebbe denunciare il male e colui che lo compie. Evidentemente Gesù non invita a chiudere gli occhi ma ad aprire il cuore. Il Vangelo che oggi risuona nella liturgia chiede espressamente di avere gli occhi ben aperti: non solo per imparare a giudicare con avvedutezza e tempestività ma anche per prendere le distanze dal male. Il Nemico si serve della confusione per seminare dubbi. La prima forma del discernimento consiste nel distinguere con chiarezza il bene e il male. Non vogliamo essere falsi profeti. Oggi chiediamo la grazia di dire parole e compiere gesti che aiutano i fratelli a cercare quella verità che Dio ha consegnato alla Chiesa.
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