1 luglio 2018

1 Luglio 2018

Pur di seminare vita

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 5,21-43)
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Il commento

La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva” (5,23). Dopo avere bussato a tante porte, non avendo più lacrime da versare, il capo della sinagoga si reca da Gesù. Lo fa con timore e con rispetto, come se avesse paura di disturbare o come qualcuno che entra in campo avverso. Ma Gesù non si lascia pregare, non esita neppure un istante, risponde con immediatezza all’angoscia di quel padre mettendosi in cammino con lui come annota l’evangelista: “Andò con lui” (5,24). Non c’è bisogno di aggiungere altro, non c’è bisogno di trovare altre e più convincenti parole. Quel Dio che Gesù annuncia, quel Dio che egli porta nella sua umanità, desidera dare a tutti la vita. Il racconto presenta le tappe successive di questo cammino: Gesù prima entra nella casa di Giàiro (5,39) e poi nella stanza dove si trova il corpo ormai senza vita della bambina (5,40). Un entrare progressivo nella storia di quella famiglia. Non vi entra come uno spettatore curioso ma come un medico capace di restituire la vita e la dignità. L’intervento di Gesù si traduce in un gesto e una parola. Afferra la mano della bambina e dice: “Talità kum”, che significa: “Fanciulla, io ti dico, alzati!” (5,41). Poche parole capaci di riportare il soffio della vita. c’è un dettaglio che appare più agevolmente nel testo greco: fino a quel momento l’evangelista ha usato un vocabolo paidíon (5,39), che indica appunto il bambino minorenne. Gesù invece si rivolge a lei con vocabolo korásion che indica la fanciulla cresciuta, una ragazza in età da marito.

L’incontro con Gesù determina un passaggio decisivo: la fanciulla non solo riceve nuovamente quella vita che la morte aveva precocemente rubato, ma acquista un nuova dignità, entra nell’età adulta, cioè diventa una persona che si muove con sufficiente autonomia, intraprendenza e senso di responsabilità. Oggi chiediamo la grazia di vivere una fede matura che non teme gli impegni e i sacrifici e dona il coraggio di accettare ogni fatica pur di seminare vita nei solchi della storia.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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