6 luglio 2018

6 Luglio 2018

Poche chiacchiere

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 9,9-13)
In quel tempo, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Il commento

Vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte” (9,9). Ogni vocabolo è importante in questa scena narrata nella sua forma più essenziale: una manciata di parole (20 nel testo greco, congiunzioni comprese) per descrivere un evento che rivoluziona radicalmente la vita di un uomo. Il Vangelo non si perde in chiacchiere inutili. Matteo, il pubblicano, aveva compiuto con lucidità la sua scelta: fare l’esattore della tasse era un mestiere conveniente che gli permetteva di vivere agiatamente e senza problemi, è vero che i connazionali lo ritenevano un rinnegato ma poteva contare sulla protezione dei romani. Un uomo che aveva una vita tranquilla. Fino al giorno in cui incontra Gesù che lo guarda con amore perché vede l’uomo non il suo mestiere, quello che è, non quello che fa. Il Rabbì di Nazaret, quello che tutti riconoscono come un Profeta, non teme di coinvolgerlo nella cerchia ristretta dei discepoli. “Seguiminon contiene soltanto l’invito a fare qualcosa ma domanda a Matteo di cambiare il suo status. È una parola che restituisce a Levi la sua dignità di figlio, come se gli avesse detto: Dio non ha perso la sua fiducia in te, anzi ti chiama a partecipare alla sua opera”. Questa semplice parola commuove Levi e ricorda a tutti i giustizialisti – a quelli che sono soliti giudicare e condannare gli altri – che anche il più accanito peccatore ha un cuore. Tutti hanno diritto ad avere una nuova possibilità. Anche i criminali.

Matteo pensava che la sua vita fosse ormai segnata, mai avrebbe mai immaginato che un giorno un Profeta passasse per la sua strada e chiamasse proprio lui. E invece, l’imprevedibile accade. Era abituato a sopportare con orgoglio lo sguardo di odio dei concittadini, quel giorno incontra lo sguardo un uomo che non lo giudica ma gli comunica fiducia. Quel giorno incontra un Uomo vero, icona di quel Dio sempre pronto a dare la vita, pronto a trasformare anche le pietre in figli di Abramo (Mt 3,9). Quel giorno cambia tutto. L’evangelista descrive tutto così: “Si alzò e lo seguì” (9,9). Non c’è tempo per le chiacchiere.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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