
La croce nascosta
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 10,24-33)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli: «Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia! Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».
Il commento
“Non preoccupatevi di quelli che possono uccidere il corpo, ma non possono uccidere l’anima” (10,28). Gesù ricorda ai discepoli che l’annuncio missionario si intreccia con l’esperienza della persecuzione, missione e martirio sono strettamente unite. Inutile dire che la sofferenza spaventa, d’altra parte l’uomo non è stato creato per soffrire ma per gioire e amare. Per questo la sofferenza attraversa i giorni dell’esistenza ma non ha diritto di cittadinanza nella vita eterna. E tuttavia, se la missione di Gesù troverà compimento nella passione, anche il discepolo è chiamato a passare per la stessa via perché “Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore” (10,24). Questa parola non è moneta corrente e facciamo sempre fatica ad accoglierla e ad accettare difficoltà e ostacoli. Rileggendo la storia della Chiesa, dobbiamo constatare che nonostante queste premesse il cristianesimo si è diffuso ampiamente e rapidamente. “Sanguis martyrum, semen christianorum”, diceva Tertulliano (II secolo). Tutto questo si spiega con le parole di Gesù che invita ad accettare anche il martirio pur di non perdere l’appuntamento con l’eternità.
Non c’è solo il martirio cruento ma anche quello quotidiano. Per testimoniare la fede non dobbiamo attendere né tantomeno chiedere grandi sofferenze. San Francesco di Sales insegna che le grandi occasioni possono anche non arrivare; ma aggiunge che la vita è fatta di tante piccole cose che chiedono una grande fedeltà. Con gusto ed ironia Madeleine Delbrêl scriveva: “In attesa del martirio accetta qualche tegola in testa”. Oggi chiediamo la grazia di portare la croce, non quella che si vede e suscita l’applauso ma quella nascosta, che nessuno vuole e nessuno vede. Perdonami, Signore, tante volte ho rifiutato le piccole croci di ogni giorno. Non ho avuto fiducia, non ho creduto che proprio attraverso la sofferenza, accettata con amore, tu potevi generare vita. Donami di accogliere il tuo Vangelo e di custodire tenacemente la fedeltà avendo come unico desiderio quello di essere come Te. Amen
Nessun commento per “La croce nascosta”