21 luglio 2018

21 Luglio 2018

Il metodo di Gesù

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,14-21)
In quel tempo, i farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire. Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Porrò il mio spirito sopra di lui e annuncerà alle nazioni la giustizia. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una canna già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta, finché non abbia fatto trionfare la giustizia; nel suo nome spereranno le nazioni».

Il commento

Ecco il mio servo, che io ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento” (12,18). Nel momento in cui la polemica pubblica dei farisei si traduce nella decisione di uccidere Gesù (12,14), un’opzione che avviene nelle segrete stanze del potere, il Nazareno offre una significativa interpretazione degli eventi. La risoluta opposizione delle autorità religiose non può lasciare indifferenti i discepoli, anzi suscita domande di questo tipo: “Se è Lui il Messia, venuto a compiere le promesse, come mai i nostri capi non lo riconoscono, anzi lo considerano un impostore?”. Una domanda non marginale tenendo conto del ruolo attribuito ai custodi della religiosità. Gesù invita a leggere la sua missione nella luce di quel misterioso Servo di Jhwh di cui parla il profeta Isaia. Una figura enigmatica e affascinante che non faceva riferimento ad alcun personaggio storico, a nessuno dei tanti profeti che avevano segnato la vicenda d’Israele. Le oscure pagine di Isaia rimandavano dunque ad un futuro indeterminato. Stando agli evangelisti, che evidentemente riportano un’interpretazione offerta da Gesù stesso, quelle pagine scritte secoli prima trovano il loro compimento proprio nella vicenda del Nazareno. È Lui il Servo scelto e inviato da Dio, il Servo incompreso e osteggiato che realizzerà la missione ricevuta non con la forza ma con la mitezza e la fedeltà. Un Servo che parla in nome di Dio e agisce con l’autorità di Dio ma non impone la sua parola e non guarda sdegnato quelli che la rifiutano. Si preoccupa semplicemente di essere fedele al mandato ricevuto, costi quel che costi.

Gesù interpreta la sua missione e anche l’opposizione come il compiersi di una Parola antica. Mi sembra un buon metodo. Noi invece spesso dobbiamo scomodare la sociologia e la psicologia; o ci facciamo guidare da una lettura emozionale. Oggi chiediamo la grazia di leggere gli eventi della nostra vita attraverso le lenti di quella Parola che rischiara il cammino dell’umanità. Questo metodo ci conduce sulla buona strada.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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