
Vivere da fratelli
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 12,46-50)
In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti». Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».
Il commento
“Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre” (12,50). Non è solo un’immagine presa in prestito ma l’annuncio di una nuova realtà: Gesù vuole che la Chiesa sia una famiglia. Una vera famiglia i cui legami non sono generati dalla carne e dal sangue ma dalla fede, cioè dal riconoscersi figli di Dio. La Chiesa non si pone in alternativa alla famiglia naturale ma rappresenta da una parte il suo fondamento e dall’altra il suo indispensabile compimento. In realtà, l’appartenenza a Dio viene prima di ogni legame di sangue e rigenera ogni relazione umana, anche quelle familiari. La volontà di Dio diventa così il criterio fondamentale che plasma la vita della famiglia. Tutti siamo chiamati a rinascere dall’alto, come annuncia Gesù a Nicodemo (Gv 3,3). La creazione risorge e si rinnova a partire da Cristo. Questa Parola rappresenta sfida per la famiglia, chiamata a rinascere e a camminare nella luce dello Spirito. Ma è una sfida anche per la comunità ecclesiale, chiamata ad essere “casa e scuola di comunione”, come diceva Giovanni Paolo II. La Chiesa non è un’aggregazione anonima d’individui, riuniti per uno scopo comune, né un’azienda dove ciascuno svolge il suo ministero, ma una vera famiglia dove la coscienza di essere figli dell’unico Padre, c’impegna a vivere da fratelli e a costruire una comunione affettiva ed effettiva, condita di quella sincera condivisione che consiste nel prendersi cura gli uni degli altri. Una sfida bella e impegnativa che spesso appare come un ideale affascinante ma irraggiungibile. Dobbiamo riconoscere che esiste una distanza abissale tra la proposta ideale e la vita reale. C’è una Chiesa anagrafica, quella che registra i nomi dei battezzati; e una Chiesa effettiva, quella dei discepoli che nonostante tutti i limiti, s’impegnano a vivere da fratelli, diventando un sostegno l’uno per l’altro. Questa Chiesa non nasce dalla buona volontà. Solo lo Spirito che trasforma pane e vino nel Corpo e Sangue di Gesù, può fare di noi un solo Corpo. È questa la grazia che oggi chiediamo.
Nessun commento per “Vivere da fratelli”