
Un nemico ha fatto questo
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,24-30)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».
Il commento
“Mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò” (13,25). La parabola parla di un nemico che viene di notte e cerca di rovinare la semina. Un nemico non il caso, una creatura che ha intenzioni malvage e non un evento imprevisto. Gesù invita a non farsi illusioni, c’è una precisa strategia volta a contrastare l’opera di Dio. Chi s’impegna a seminare il Vangelo, deve mettere in conto la presenza di un nemico ostinato e furbo. Sulla scorta di questo insegnamento, la Chiesa primitiva non teme di ricordare che il maligno è sempre all’opera, come “leone ruggente” (1Pt 5,9), opera di “notte”, quando tutti dormono, viene quando ci lasciamo prendere dal sonno, quando cadiamo negli affanni e nelle preoccupazioni, quando siamo meno o per nulla vigilanti. Il maligno è sempre in azione, soprattutto quando vede che qualcuno opera davvero in nome di Dio, cioè quando fa sul serio. Un nemico che viene quando meno te l’aspetti e poi… scompare nel buio, senza lasciare tracce. “Da dove viene la zizzania?”: chiedono i contadini che non sanno chi ha seminato zizzania. Sono icona di quest’umanità che non sa più rispondere alla domanda sul male e si ferma alle cause secondarie. Il nemico agisce con astuzia, tende insidie, semina zizzania, suscita incomprensioni, favorisce le divisioni. Si serve degli errori umani, frutto di quella costitutiva fragilità che accompagna ogni nostra azione. Non c’è da stare allegri. La battaglia sembra persa in partenza. Ma questa parabola è un condensato di speranza e realismo. Contro ogni logica, il Padrone suggerisce di non ingaggiare una battaglia estenuante contro la zizzania, è più importante far crescere il grano. Più che lottare contro il male, cerchiamo di intensificare il bene. L’evangelizzatore, scrive Papa Francesco, “si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania” (Evangelii gaudium, 24). Non possiamo evitare la zizzania ma possiamo evitare di diventare seminatori di zizzania. Ed è già una grazia.
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