5 agosto 2018

5 Agosto 2018

La pienezza fin d’ora

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,24-35)
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Il commento

Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati” (6,26). La sazietà materiale offusca lo sguardo perché riduce l’orizzonte del cuore. Il pane che hanno mangiato, invece di aprire il cuore alla grazia, chiude l’uomo nella ricerca affannosa dei beni terreni nel disperato tentativo di dare valore ai giorni dell’esistenza. I legittimi bisogni materiali finiscono per assorbire ogni energia fino al punto da soffocare i desideri, quelli che rendono grande l’uomo. La vita diventa così una prigione. Anche gli affetti umani diventano una prigione. Gesù invita la folla a guardare oltre: “Datevi da fare [ergázesthenon per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna” (6,27). Con l’autorità di Dio, egli invita la folla a non perdersi nei dettagli ma a cercare un altro cibo, quello che riempie di vita i nostri giorni, quello che veste di eternità un’esistenza altrimenti destinata a consumarsi, come tutte le cose terrene. Gesù aggiunge che nessuno può fabbricare questo cibo, è Dio che lo dona attraverso il Figlio. Nelle parole di Gesù possiamo scorgere un apparente paradosso: da una parte invita a cercare, dall’altra invita ad accogliere. Ancora una volta siamo dinanzi al misterioso e inestricabile intreccio tra la grazia e la libertà. Questo cibo è un dono che viene dall’alto; e tuttavia l’uomo deve impegnarsi per riceverlo. Il verbo ergázomai fa pensare all’attività concreta del lavoratore. Per ricevere la grazia, per sperimentare la vita che Dio vuole donare, non bastano le buone intenzioni. Occorre compiere con decisione passi concreti. Teresa di Lisieux scrive che era disposta anche a passare attraverso il fuoco pur di rispondere alla chiamata di Dio. Credere significa accogliere con fiducia la parola di Gesù, nutrirsi di quel Pane che dà la vita, camminare dei sentieri della comunione fraterna e della carità verso il prossimo, mettere tutta la vita al servizio del Regno. Chi vive in compagnia di Dio, sperimenta fin d’ora la pienezza e si prepara a ricevere un dono più grande di qualunque umana attesa.

 



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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