
Le vie oscure
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17,22-27)
In quel giorno, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».
Il commento
“Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini” (17,22). Il successo potrebbe abbagliare: l’esperienza del Tabor (17, 1-9) e la guarigione del ragazzo epilettico (17, 14-20) potrebbe insinuare l’idea che il Maestro è capace di vincere le battaglie. L’illusione può diventare una pericolosa zizzania che soffoca i buoni desideri. Ma Gesù è un Maestro attento e prepara gli apostoli con una serie di annunci in cui lascia intravedere la sorte che lo aspetta. Il Messia inviato da Dio non conquisterà il potere, né riceverà gloria dagli uomini, ma passerà attraverso un’esperienza dolorosa e, apparentemente, fallimentare. Un annuncio come questo è totalmente incomprensibile per i discepoli perché presenta un’immagine di Dio ben diversa da quella che hanno ricevuto dalla tradizione. Non possono minimamente pensare che l’Inviato di Dio possa fare una fine così disonorevole. L’annuncio di Gesù suscitano un comprensibile smarrimento, i discepoli sono colpiti non solo dall’insistenza ma anche dal fatto che gli eventi dolorosi di cui si parla non appartengono ad un futuro remoto ma ad una storia ormai prossima: “sta per essere consegnato”. La parola di Gesù apre gli occhi, il suo linguaggio è duro ma ci educa ad affrontare la storia. La realtà non sempre è luminosa, anzi tante volte è amara, porta i segni dell’ingiustizia. La croce non è scelta da Dio ma il frutto perverso del peccato. Dinanzi a questa palese iniquità Gesù potrebbe ribellarsi e combattere, sceglie invece di subire l’ingiustizia per manifestare un amore più grande di quello che l’uomo attende.
Gesù sa bene che le sue parole possono suscitare amarezza e paura ma sa anche che un vero maestro non nasconde la realtà dei fatti. La storia di Dio passa attraverso vie oscure. Gesù non dona “pastiglie che fanno sognare”, come ha detto Papa Francesco ai giovani. Egli dona un amore che ci rende capace di affrontare la realtà e di vincere il male. Nei passaggi dolorosi della vita, quelli che nessuno vuole, chiediamo la grazia di restare fedeli e testimoniare la fiducia nel Dio dell’amore.
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