16 agosto 2018

16 Agosto 2018

La medicina che serve

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 18,21-19,1)
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello». Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.

Il commento

Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito” (18,27). Questa parabola rappresenta il sigillo di un ampio insegnamento sulla necessità di imparare a costruire relazioni di vera fraternità all’interno della comunità ecclesiale. Protagonista di questo racconto è un padrone che, commosso dinanzi alla supplica sincera del servo, cancella tutto il debito che aveva accumulato. È l’immagine, in parte inedita, che Dio è disposto a perdonare tutti i nostri peccati. Quest’annuncio è solo la premessa di quella strategia che anche l’uomo deve imparare ad applicare. Siamo tutti debitori, tutti abbiamo qualcosa da farci perdonare e qualcuno a cui perdonare. L’unica medicina capace di guarire i rapporti fraterni non è l’applicazione rigorosa della giustizia, con la quale chiediamo a ciascuno di restituire quanto deve, ma la carità che accoglie e perdona con generosità. La parola di Gesù contrasta con la ragione e i sentimenti. “Chi ha sbagliato, deve pagare”: questa legge, che deve essere applicata con rigore nell’ambito della giustizia sociale, non può regolare i rapporti tra gli uomini perché rischia di aumentare la conflittualità. Quel servo perdonato che, in nome della giustizia, fa gettare in prigione un altro servo (18,30), è l’immagine eloquente di un’umanità che non conosce i sentieri della carità. E così, invece di cancellare i debiti, finisce per cancellare la dignità della persona. Solo la misericordia ha la forza di ricreare spazi di fraternità in cui gli errori commessi non diventano un muro che impedisce di vedere gli altri ma un’occasione per imparare ad amare gratuitamente. La misericordia è capace di far sgorgare acqua anche dalla roccia (Es 17,6) e di far sorgere figli anche dalle pietre (Mt 3,9). Potrebbe sembrare un’utopia. E invece rappresenta la premessa di quella fede che da duemila anni semina parole nuove e capaci di restituire all’uomo la sua dignità. Oggi chiediamo luce e forza per imparare a seminare misericordia nei solchi della vita ordinaria.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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