
Genitori preoccupati
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 19,13-15)
In quel tempo, furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: «Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli». E, dopo avere imposto loro le mani, andò via di là.
Il commento
“Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse” (19,13). Il racconto evangelico mette in luce il legame che deve intercorrere tra la comunità domestica e quella ecclesiale. I protagonisti sono tre: da una parte i bambini e coloro che li portano; dall’altra parte i discepoli che accolgono con fastidio la presenza invadente dei piccoli. In mezzo c’è Gesù. In continuità con il brano precedente, che annuncia l’unità coniugale, oggi ci soffermiamo sui genitori. Portano a Gesù i loro figli perché lo considerano un profeta. Imporre le mani nel linguaggio biblico significa comunicare il soffio di Dio che dona vita. In questo caso non si accenna a malattie, quei genitori chiedono un segno di quella benedizione divina che fin dall’inizio accompagna la storia dell’umanità (Gen 1,28). Sono genitori che si preoccupano di dare ai figli non solo il pane che nutre il corpo, ma anche tutto quello che fa crescere il loro cuore nella luce di Dio. Il Vangelo dice che “li portavano”, in greco troviamo il verbo prosphéro che significa portare presso, suggerisce l’idea della prossimità e dell’intimità. I genitori non si limitano a portare, desiderano consegnare a Gesù i loro figli con la consapevolezza che Lui può donare pienezza di vita. I figli hanno diritto di incontrare il Signore, Colui che è venuto per “dare la vita in abbondanza” (Gv 10,10). Solo Gesù ha la capacità di comunicare l’amore che sana ogni ferita. Emerge qui la responsabilità e la pedagogia degli adulti, non solo i genitori ma tutti gli educatori: dobbiamo rivolgerci a Gesù chiedendo la grazia di parlare in suo nome e di amare come Lui (Gv 15,12); ma dobbiamo anche preoccuparci di portare a Lui i piccoli che sono stati affidati alle nostre cure.
Per contrasto questa scena fa pensare a quei genitori che hanno una fede tiepida e non sono in grado di comunicare ai figli la bellezza del Vangelo; e anche a quei genitori che, nonostante l’impegno di trasmettere la fede, vedono i figli incamminarsi per altre strade. Oggi eleviamo una particolare preghiera per questi genitori.
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