
Non possiamo vivere
di don Silvio Longobardi
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Il commento
“Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno” (6,51). Nelle parole di Gesù emerge uno stretto legame tra il Pane eucaristico e la pienezza della vita. Il cristianesimo non è un insieme di precetti che appesantiscono l’esistenza ma un’esperienza che dona un respiro di eternità ai nostri giorni segnati dalla permanente fragilità. Le tragedie improvvise ricordano impietosamente che non siamo padroni della vita. Gesù presenta se stesso come il “pane vivo” e identifica il pane con la sua “carne” (6,51). Nessun altro può dare la vita. Su questo punto Gesù è intransigente: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita” (6,53). Ogni incontro eucaristico dona perciò la grazia di ricevere la sua stessa vita e di partecipare alla sua stessa missione. L’Eucaristia è davvero il denso compendio dell’esperienza cristiana.
“Abbiamo bisogno di questo Pane per affrontare le fatiche e le stanchezze del viaggio. La Domenica, Giorno del Signore, è l’occasione propizia per attingere forza da Lui, che è il Signore della vita. Il precetto festivo non è quindi semplicemente un dovere imposto dall’esterno. Partecipare alla Celebrazione domenicale e cibarsi del Pane eucaristico è un bisogno per il cristiano, il quale può così trovare l’energia necessaria per il cammino da percorrere” (Benedetto XVI, Omelia, 29 maggio 2005). La domenica ci rende vivi, diceva sant’Ignazio di Antiochia (II secolo). “Non possiamo vivere senza l’Eucaristia”: avevano ragione i cristiani di Abitene (IV secolo) che sono andati incontro alla morte pur di non rinunciare all’Eucaristia. Se avessimo davvero fede comprenderemmo perché la nostra vita dipende dall’Eucaristia. Partecipare a Messa è un gesto gioioso di libertà che scaturisce dalla fede; ma è anche una necessità interiore perché senza quell’esperienza e quel Pane viene a mancare l’essenziale per vivere in pienezza. L’Eucaristia è il pane di Dio che ci fa diventare pane, il dono che fa della nostra vita un dono. Oggi chiediamo la grazia di partecipare a Messa con più frequenza e con maggiore consapevolezza.
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