25 agosto 2018

25 Agosto 2018

L’uomo al posto di Dio

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Il commento

“Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati [theatēmai] dalla gente allargano i loro filattèri e allungano le frange” (23,5). Gesù si scaglia con inusitata durezza contro gli scribi e farisei, la sua parola scava senza pietà nelle pieghe del cuore e scorge sentimenti e attese che inquinano la vita e deformano la fede. Gesù ci conduce all’essenziale: “Io sono il Signore, tuo Dio, non avrai altri dèi di fronte a me” (Es 20, 2-3). Sono le prime parole che introducono il decalogo, è il primo gradino della Legge e la condizione essenziale per fare alleanza con Lui. Riconoscere che Dio è … Dio! Dare a Dio il posto che gli spetta è il compito di ogni religione. Si traduce anzitutto soltanto nella liturgia, che esprime il desiderio di rendere a Dio l’onore che merita. Ma un tale atteggiamento non può restare confinato negli spazi del sacro, deve diventare uno stile che entra in ogni ambito dell’umana esistenza.

Il cristianesimo deve custodire l’assoluto primato di Dio. Oggi più che mai. La cultura contemporanea, infatti, ha progressivamente spostato l’attenzione dal Cielo alla terra, da Dio all’uomo, fino a emarginare totalmente Dio dalla vita sociale e politica. La religione è diventata affare privato, appartiene alla sfera dei sentimenti. Il fatto religioso non può e non deve influire sulle scelte sociali. L’uomo al posto di Dio. La torre di Babele, da simbolo remoto, diventa una realtà, anzi entra prepotentemente nella cronaca. Abbiamo trascurato il primato di Dio anche nella liturgia che non appare più come lo spazio sacro in cui celebriamo il Mistero ma come l’assemblea in cui s’incontrano i credenti. La dimensione comunionale finisce così per assorbire la dimensione misterica. La letteratura classica ha tramandato un aneddoto. Quando Alessandro Magno arrivò a Corinto, carico di gloria per le sue vittorie, tutti i notabili della città andarono a rendergli omaggio. Tra questi non c’era il filosofo Diogene. Fu il re che andò da lui e gli chiese se avesse bisogno di qualcosa. Diogene rispose: “Spostati per non oscurare il sole”. Mi pare un buon punto di partenza.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



ANNUNCIO

ANNUNCIO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.