1 settembre 2018

1 Settembre 2018

Chiama proprio me

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,14-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Il commento

Avverrà come a  un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò [ekálesen] i suoi servi e consegnò loro i suoi beni” (25,14). Tutto inizia da una semplice chiamata, seminata nei solchi della storia. Qui c’è tutta l’autorità di Dio e tutta la libertà dell’uomo. Dio chiama tutti ma non obbliga nessuno. La chiamata svela il volto di un Dio che guarda con interesse la vicenda umana, la guarda come un Padre preoccupato e premuroso. Non ama stare in disparte, non intende farsi i fatti suoi. O meglio, interviene proprio perché quelli sono fatti suoi, sono figli che Lui ha generato. Un Dio che interviene continuamente per raddrizzare le sorti di una storia che il male ha sfigurato. Dio chiama e … attende. L’opera di Dio passa attraverso l’impegno dell’uomo. Tutto dipende da Dio ma tutto è affidato alla libera, consapevole e responsabile risposta dell’uomo. Basta questo per capire quanto è importante annunciare la fede per riannodare il legame tra Dio e l’uomo, indispensabile premessa per far camminare la storia nelle vie della giustizia e della pace. La fede è il miglior antidoto al male. L’unico antidoto.

Siamo contenti di sapere che il buon Dio si preoccupa per noi ma forse non ci fa piacere sapere che chiama proprio noi a collaborare con Lui. L’uomo vorrebbe guardare gli eventi come quegli spettatori che restano comodamente seduti dinanzi allo schermo, non come attori né tanto meno come protagonisti. E invece, fin dalle prime battute la parabola ci invita a uscire allo scoperto: “chiamò i suoi servi” (25,14). Il verbo utilizzato è kaléō, lo stesso che viene impiegato per gli apostoli (4,21). Questo primo versetto disegna una cornice vocazionale, fa pensare alla vocazione che ciascuno di noi ha ricevuto, a quelle capacità che Dio ha seminato nel cuore di ogni uomo e a quei particolari carismi che ha dato a quanti sono rinati dall’acqua e dallo Spirito. Dio chiama tutti. Ma noi, purtroppo, non sempre siamo disposti a misurare la vita in obbedienza alla sua chiamata. Oggi chiediamo la grazia di essere più docili e più generosi nel rinnovare il nostro eccomi.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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